Gucci Fashion Show – Milano Fashion Week appena iniziata e già non si parla d’altro della sfilata Gucci, firmata da Alessandro Michele.
Expo o non Expo… questo e’ il problema? Ammetto che all’inizio ero in dubbio. Conosciamo le polemiche che l’Expo si è portato dietro, vuoi quelle “morali” (com’è possibile creare un evento incentrato sul cibo e sulla sostenibilità, spendendo tutti quei soldi? ) vuoi di tipo ambientale. Ci ho pensato parecchio, poi ho deciso che ci sarei andata per vari motivi. Primo per curiosità: Expo 2015 è stato comunque un grande evento, un’occasione unica per Milano e per il nostro paese nel bene e nel male. È stato come fare il giro del mondo in 6 ore.
Sabato 24 ottobre ho avuto il piacere di esplorare in notturna il Mondo surrogato in un quartiere. Le mie aspettative sono state soddisfatte, anzi, ancora meglio: Expo è andato ben oltre. Nutrire il pianeta Energia per la vita, ma non era solo questo il centro. Era piuttosto far conoscere come i vari paesi trattano questi temi. Si e’ puntato anche sull’ecologia, come nel caso del Padiglione Italia, ricoperto da uno speciale cemento che assorbe lo smog con pannelli solari e microalghe che producono ossigeno, orti verticali e padiglioni costruiti con materiale di recupero.
Percorrendo il lungo viale, nel quale si affacciano tutti i padiglioni, le persone sono talmente tante da essere incontabili. Da un orecchio si sente un italiano che parla, dall’altro un francese, davanti hai una famiglia cinese, di fianco un gruppo di tedeschi: si respira veramente aria di internazionalità! 145 sono stati i Paesi partecipanti e di questi ben 53 hanno avuto un proprio padiglione espositivo. Gli altri Paesi sono stati inseriti in 9 cluster tematici: riso, cacao e cioccolato, caffè, frutta e legumi, spezie, cereali e tuberi, bio-Mediterraneo (Albania, Algeria, Egitto, Grecia, Libano, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia, Tunisia), isole mare e cibo (Capo Verde, Comore, Comunità caraibica, Guinea Bissau, Madagascar, Maldive), zone aride (Eritrea, Gibuti, Mauritania, Mali, Palestina, Senegal, Somalia, Giordania). I Cluster sono stati una delle novità di Expo Milano 2015: per la prima volta i Paesi non sono stati raggruppati in padiglioni collettivi secondo criteri geografici, ma secondo identità tematiche e filiere alimentari.
Nel frattempo è già ora di cena… e per un dono quasi mistico l’altoparlante ci segnala che stanno arrivando in cannoli siciliani! Rendiamo omaggio al Made in Italy!
Proseguiamo la visita tra queste migliaia di persone, verso il grande Padiglione Italia… in fondo c’è il grande “albero della vita” e ci fermiamo a seguire lo spettacolo organizzato con musica, spruzzi d’acqua e luci al led. Lo show notturno dell’albero della vita è davvero un evento indimenticabile, sospeso tra sogno, realtà, desiderio e voglia di vivere. È il simbolo della Natura Primigenia, alto 35 metri in legno e acciaio intrecciati seguendo il disegno del pavimento della michelangiolesca piazza del Campidoglio di Roma. L’albero della vita è il simbolo del Padiglione Italia, un’opera nata dall’idea del veneziano Marco Balich, direttore artistico del Padiglione, un emblema del made in Italy di cui dovremmo andare più che fieri.
Nota dolente le lunghe code per poter visitare il padiglioni.
Impossibile vedere qualcosa se non facendo ore di coda.
Tra i padiglioni visti posso dirvi che quello del Regno Unito è veramente particolare.
La visita si ispira al movimento delle api, a partire da un frutteto e passando per un prato fiorito fino al ritorno all’alveare, il tutto accompagnato dai rumori e dagli effetti visivi registrati da un vero alveare in Regno Unito.
Altro padiglione che ho potuto ammirare è quello dell’Ungheria che si ispira nella parte centrale all’Arca di Noè, simbolo di salvezza degli esseri viventi, mentre le due estremità laterali richiamano i tamburi sciamanici – è disponibile per i musicisti un pianoforte ad alta ingegneria. Molto carini e simpatici soprattutto per chi ha dei bambini sono stati il padiglione del Brasile con la sua rete sospesa dove camminare e saltare, e quello dell’Estonia con le altalene grazie all’utilizzo delle quali si possono alimentare i cellulari.
I padiglioni visti dall’esterno sono stati una grande emozione, credo che la bellezza maggiore sia stata proprio quella architettonica. Expo, quindi, decisamente si.
Milan, October 2015
Photo by Sara Marinelli
Cecilia Arpa: cosa succede quando un ingegnere edile si ferma un istante per lasciare spazio alla propria ispirazione e alla fantasia? Può accadere davvero di tutto, e questa nuova ed eclettica designer ci da questa consapevolezza: i sogni possono essere concreti.
Durante la MFW Cecilia Arpa ha presentato la sua prima collezione, una capsule, con la quale si racconta tra colori, stampe e anima un po’ Pop. Un grande successo: al suo cocktail tenutosi in una bella location sotto le guglie del Duomo e accanto alla iconica Rinascente, è passata la Milano che conta, quella che osserva, prende silenziosamente appunti e poi si innamora, un passo dopo l’altro. Il milanese pondera sempre, ma quando si entusiasma lo fa davvero.
Due stand con appesi dei capi delicati e poetici, ma con carattere molto forte, proprio come lei. Pastelli delicati mescolati a colori più decisi e a grandi stampe la fanno da padroni su abitini e top, splendida la giacca in neoprene azzurro baby e raffinata la cappa in tulle nero trasparente dal taglio ad uovo. Le salopette punteggiate da fiori e api sono iperfemminili, le gonne a ruota sono rese romantiche da frasi stampate in bel corsivo, i colori sono dominanti in ogni pezzo. Meravigliosa la giacchina con manica a tre quarti sulla quale prendono vita petali di fiori variopinti o le gonne in pura seta con stampa geometrica.
Cecilia Arpa ha decisamente carattere, ha uno stile assolutamente personale che la identifica pienamente: sogni e colori, geometrie e proporzioni, idee e materia che si incontrano in mille sfaccettature. Proprio come in un caleidoscopio, che dovunque guardi ti imbatti in una sfumatura nuova, in un colore che non sapevi esistesse, in una forma che ti lascia a bocca aperta dall’emozione.
Brava Cecilia.
Cecilia Arpa hat
Thank you Maria Katia Doria
Milano Fashion Week is over.
Bene. Ed io ritorno a Roma, per un paio di giorni, il tempo di disfare e ripreparare la valigia. E sono felice. Prima di tutto perché non aspetto altro di stampare la mia bocca su quella di mio marito. Che penso sia contento che il ciclone torna a casa carica di pacchi e pacchetti e valigie.
E poi perché questa settimana milanese mi ha portato tante cose belle, proprio come succede a Natale. Nuovi progetti e nuovi lavori. Nuova energia positiva. Ho staccato la spina per una settimana, stancandomi e ricaricandomi come una pila recharge. Ho abbracciato amiche, quelle vere, ho conosciuto persone, ho avuto conferme e ho riso sotto i baffi.
Il Circo della moda mi diverte, e si, devo ammettere che so come prenderlo.
Ho visto sfilate belle e altre meno, mi sono entusiasmata davanti a presentazioni scenografiche e mi sono pentita di essere andata ad altre. Ho bevuto più champagne in una settimana che in un anno intero, mi sono cambiata di abito decine di volte, non ho comprato i compeed e pertanto i miei piedi sono doloranti. Ho corso e corso da una parte all’altra, e senza mytaxi non ce l’avrei mai fatta. Come senza la Rebecca Suite, regalo immenso di Rebecca e Daniela che mi hanno ospitata come una principessa. E tantissimi altri dovrei ringraziare, in primis Camera Nazionale della Moda Italiana che mi ha coccolata ed aiutata, e poi alcuni uffici stampa, che davvero si differenziano da quelli pretenziosi e poco professionali. Mi sono divertita ai défilé dove spesso ho avuto la prima fila: splendida occasione per guardare bene gli abiti e fotografarli, osservare le scarpe delle modelle e le espressioni furenti di taluni personaggi cui della moda non frega nulla, ma della prima fila si. E mi ricordo io, alle prime sfilate, sempre in piedi stipata in mezzo ad altri, con carta e penna in mano a prendere appunti. Volevo imparare la moda, sognando il front row, non agghindarmi come un albero di Natale o come un pagliaccio per elemosinare due fotografie e farmi accompagnare in prima fila come una celebrità. O un’idiota, a voi la scelta.
Ho bevuto litri di centrifughe, messo tonnellate di rossetto rosso (e grazie a Maccosmetic per il make up) e sono stata blogger Ambassador all’evento della mia amica RB di Romana Busani, un onore e una gioia per me. Ho dormito bene e ho perso peso.
Adesso una tee e un paio di jeans strappati, piedi scalzi e zero trucco. Divano, tisana e coccole.
Milano Fashion Week is over.
Una sfilata molto romantica, quella di Etro. Nomadic Garden, questo il nome, è una sfilata che non si dimentica proprio perché diversa dalle ultime, più intimistica, più emozionale. Un mood di grande classe, una donna sognante ed eterea, una donna che si esprime con emozioni sempre sussurrate, ma molto intense. Una donna molto elegante e per questo sottovoce.
Già dall’invito, un romantico ventaglio, si intuiva che qualcosa di diverso sarebbe accaduto. Una danseuse quasi impercettibile, circondata da tonalità polverose ed oniriche, un tempo indefinito che si imprime nella mente grazie alla fluidità concreta dei tessuti, il Paisley floreale sottolinea il tema botanico della collezione, le passamanerie ed i nastri sono il motivo ricorrente: dipinti a mano o ricamati donano agli abiti un prezioso dettaglio.
I materiali, punto di forza di Etro, sono sontuosi: dalla georgette al tulle, dalla garza di cotone ai lini jaquard vengono lavorati in modo da impreziosire la silhouette rendendola morbida e leggera. Orli mossi o ricamati, finiture a vivo e pitture a mano. Un affresco ben dipinto che anticipa una primavera sontuosa.
Milan, September 2015
Photo credits: Etro Press Office