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Una pennellata di giallo e tortora, che stanno così bene insieme. Un po’ di sole sulla pelle, di fatto.
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Una pennellata di giallo e tortora, che stanno così bene insieme. Un po’ di sole sulla pelle, di fatto.
Giada Curti ama stupire in maniera particolare. C’è chi sovente ricerca la scenografia a tutti i costi, o peggio, la collezione improbabile ma di sicuro impatto mediatico. Giada Curti no, lei non cerca provocazioni, francamente non ne ha bisogno e comunque le basta poco, davvero poco, per fare parlare di se – bene – stampa italiana ed estera. La sua collezione è un nuovo sogno, la visione personale di un epoca passata, ma eterna, rivisitata dal suo tocco deciso e delicato.
“Sophia. Ieri, oggi, domani” è la Collezione primavera estate 2015 ispirata per appunto dalla celebre diva e dalla pellicola dove Sophia Loren è protagonista dell’indimenticabile spogliarello davanti ad un affascinante Marcello Mastroianni. Una scena iconica e famosa in tutto il mondo, una scena che racchiude una seduzione unica e irripetibile che sa di fruscii e sussurri, di sguardi e lenti movimenti. Giada riesce a trasformare istanti in 20 abiti prêt-à-couture e Haute Couture: lo stile bon ton che seduce, i tagli in sbieco sotto il ginocchio che ricordano le mise delle dive Anni 50 come le lunghezze tre quarti dei paltò. Il punto vita esaltato diventa il centro dove tutto parte e sublima le stupende gonne in broccato. Si amano follemente le camicie bianche, talmente semplici da risultare avanguardia, che lasciano il primo bottone aperto come dimenticanza, studiata seduzione. Si amano il jeans stampato sul broccato, le sete e i pizzi macramè, i fiori in organza di seta pura e sfilettata e si ama la sua sposa, semplice e raffinatissima in duchesse di seta. Una sfilata resa speciale anche dalla splendida modella e attrice Raffaella Modugno che ha saputo magistralmente calarsi nei panni non semplici di una diva come Sophia Loren, e dalla location: il meraviglioso salone del Grand Hotel Saint Regis, crocevia negli Anni 60 delle star della Dolce Vita.
Ecco perché Giada Curti sorprende ancora una volta. Perché sa non ricorrere a facili esaltazioni e provocazioni che durano il tempo di un defilè, perché sono la semplicità e la raffinatezza a destare stupore. Perché il lavoro coniugato alla fantasia, alle buone idee e alla qualità dura. Per sempre.
Photo Courtesy Luca Latrofa/ Paolo Sorrentino
AltaRoma 2015: e così alla fine ha vinto la Moda.
Ha vinto la giusta importanza che si deve dare al lavoro di centinaia di persone, alla dedizione e ai sacrifici di tutti i giovani emergenti e di tutti i giovani stilisti che hanno investito tutto ciò che potevano investire per una vetrina importante, per un cono di luce meritato, per una passerella sognata, desiderata, che per un attimo ha rischiato di non esserci.
AltaRoma si è avverata proprio come un sogno grazie a chi non ha mollato, grazie a chi ci ha creduto, grazie a chi l’ha sostenuta a suon di hashtag #iostoconaltaroma e grazie al buon senso delle istituzioni. Ha vinto contro chi aveva perso le speranze, contro il blocco delle auto di domenica, contro gli spazi ristretti e contro le corse contro il tempo di un calendario fittissimo. Ha vinto chiudendo in positivo la sua 26ª edizione.
Certo, forse saranno da rivedere bilanci, numeri, pianificazioni, budget, ma una cosa è certa: rischiare di eliminare i sogni di chi nella moda investe, rischiare di fare fuori una kermesse che crea posti al sole per i giovani che saranno, ci si augura, gli stilisti di domani, sarebbe da pazzi.
Da pazzi perché risulterebbe difficile accettare la scomparsa di una vetrina così importante che crea lavoro, quando di sprechi e denari buttati a piene mani fuori dalle finestre foraggiando la qualunque qui in Italia si è sommi maestri.
Da pazzi perché bisogna farsene una ragione: il mondo sarà dei nuovi emergenti, dei nuovi stilisti, le generazioni cambiano e bisogna fare in modo che i ragazzi di oggi abbiano le stesse opportunità di chi li ha preceduti.
E loro hanno un punto a favore e uno contro: se grazie a internet, il social e tutto quanto vi gira intorno la comunicazione fatta bene garantisce un impatto immediato, dall’altro vivono un tempo ben diverso dai loro predecessori: il momento storico dal dopoguerra agli anni Novanta sarà irripetibile.
AltaRoma s’ha da fare. Ridimensioniamola, equilibriamola, impostiamola come faro di luce per promuovere questa generazione.
Ma facciamo che questo faro resti acceso e diventi un punto di riferimento luminoso per chi avrà la competenza, il sacrificio e la bravura di arrivarci.