Nicoletta Consumi, la forza della rivalsa
Quella di Nicoletta Consumi, donna poliedrica, giornalista ed esperta in comunicazione, è una vera e propria storia di rivalsa e di coraggio. Coraggio nel seguire i propri sogni anche quando il prezzo da pagare è lasciare il propio paese e la vittoria è trovare il proprio posto nel mondo. È una storia ispirante e motivazionale. A lei la parola.
Raccontaci di te.
Nasco a Firenze l’11 giugno del 1980. Mio padre – ancora oggi poco avvezzo alle date – ricorderà sempre il giorno della mia nascita associandola alla Battaglia di Campaldino tra guelfi e ghibellini: Dante in persona era presente su quel campo di battaglia. Sono cresciuta tra Firenze ed il Casentino ascoltando storie incredibili e non potevo che laurearmi in storia antica. All’Università decisi di seguire la mia passione per l’Antico Egitto, ancora oggi mi diletto a tradurre papiri e steli dal geroglifico.
Che lavoro svolgevi in Italia?
Dopo l’Università decisi di diventare giornalista, ispirata anche da Oriana Fallaci di cui ho divorato ogni suo libro. Ho scritto per il Tirreno, Il Giornale e La Nazione, ho avuto modo di intervistare attori, cantanti, personaggi di cultura e di spicco del nostro tempo. Ricordo quegli anni come anni spensierati e di formazione sul campo, rubavo con gli occhi la maestria dei colleghi. Mi sono occupata anche della gestione della comunicazione di personaggi famosi, oggi questa figura lavorativa si definisce con il termine di Spin Doctor.
Se dovessi fare un bilancio come definiresti la tua esperienza italiana?
Vengo da una famiglia umile, mio padre era un operaio, mia madre una impiegata. Mi hanno permesso di studiare e devo a loro tanto se oggi ho raggiunto obiettivi che neanche credevo possibili. In Italia venivo pagata 6 euro ad articolo, venivo bypassata da raccomandati. Forte era la mia voglia di rivalsa, di un posto al sole che potesse far sbocciare le mie potenzialità. L’Italia mi è sempre apparsa stretta, sapevo dentro di me che avrei dovuto fare un vero e proprio salto di qualità altrove. Non lo nego, dopo oltre 10 anni porto ancora molto rancore nei confronti della mia Nazione che obbliga i suoi giovani a scappare per non tornare più. Io stavo benissimo nella mia comfort zone, non l’avrei mai lasciata se qualcuno mi avesse dato anche solo una opportunità.
La sliding door che fa cambiare il percorso della tua vita?
La sliding door si è presentata quando ho conosciuto mio marito italo-svedese, un uomo impavido che mi ha sposata a NY, senza che io sapessi niente (ride n.d.r.) e insieme abbiamo inseguito letteralmente il lavoro, prima in Svizzera, poi in Svezia.
E adesso?
Il mio posto al sole oggi si chiama Stoccolma. Una città vivace, dieci anni avanti l’Italia e desiderosa di investire nelle persone che hanno qualcosa da dire. Faccio mille cose: lavoro come insegnante di italiano e di comunicazione all’Università privata del Regno di Svezia, sono Spin Doctor per start up locali, ho una scuola di italiano per stranieri, ho una scuola di comunicazione per gli italiani, prossimamente insegnerò anche geroglifico in una scuola superiore del Regno. Ciò che in Italia mi veniva imputato come “un curriculum a macchia di leopardo” qui è stato recepito come un plus, come una opportunità da non farsi sfuggire.
La tua più grande soddisfazione?
La mia più grande soddisfazione è quella di guadagnare: esattamente, guadagnare. Spesso i miei alunni mi osservano: “Prof, ma non va in vacanza?” La mia risposta è sempre la stessa: sono stata in vacanza per oltre 32 anni della mia vita, adesso fatemi lavorare, fatemi investire il danaro che guadagno grazie ai miei talenti anche in meri oggetti materiali, non chiedo altro. Una donna che parla di danaro in Italia è ancora visto nella sua accezione negativa del concetto, poco mi importa: non ho avuto mai niente dalla vita e adesso raccolgo ciò che ho seminato ed è una sensazione di piacere e felicità mai provata, non mi sembra di lavorare tanta è la passione che ci metto. Mi sento completa e ho la dignità che in Italia non ho avuto.
Come equilibri la tua vita professionale e quella privata?
Non smetto mai di lavorare, non conosco la stanchezza. Riesco a fare tutto con calma e pazienza: adoro pulire la casa per esempio, non avrò mai bisogno di qualcuno che lo faccia al posto mio perché è un mio modo di rilassarmi, non trascuro i miei affetti e sono molto presente per mia figlia e per mio marito. Lavorare spesso in smart working mi permette lussi che altrove sono impensabili, come ritagliarmi anche due ore di tempo per stare con mia figlia, giocare con lei nel nostro giardino e saltare sul trampolino.
Cosa ti manca dell’Italia?
La mia famiglia: mio padre, mia madre, mio fratello. La pasta al dente! (Ride n.d.r.) I nostri paesaggi, la nostra cultura. Ma sono troppe le cose che preferisco dimenticare e che mi fanno ancora incazzare. Il mio con l’Italia è un rapporto di amore-odio, ancora conflittuale.
Un consiglio a chi si sente bloccato in una situazione insoddisfacente?
Se sei bloccato in una situazione insoddisfacente la responsabilità è solo tua. Sfrutta i tuoi talenti, non permettere che il sistema ti schiacci, ti annulli, tu vali di più. Vai via dall’Italia se necessario, usa la tua forza di volontà per portare a termine i tuoi obiettivi e solo così realizzerai i tuoi sogni.
Nicoletta Consumi: dove ti vedi tra dieci anni?
A Stoccolma, esattamente come adesso, a lavorare nella comunicazione. Non credo tornerò mai in Italia, ogni volta che torno provo disagio, “voglio tornare a casa mia!” mi dico sempre e la mia casa ormai è la Svezia. Il prossimo 6 giugno – festa nazionale – riceverò una targa dal Comune in cui risiedo per congratularsi con me della mia cittadinanza svedese.