Giampaolo Ottazzi, una sfida vincente.
Un General Manager abituato all’hotêllerie di altissimo livello, una grande esperienza fatta di quarant’anni nell’ospitalità e la sfida della direzione di uno degli hotel più iconici della Capitale, l’Hotel de Russie della famiglia Rocco Forte.
Giampaolo Ottazzi riesce nell’impresa di condurre, come il migliore dei direttori d’orchestra, il de Russie in un viaggio di rinnovo dove tutto assume un connotato di novità. Ha la bravura, rara, di sfidare in un complicato gioco di prestigio il concetto del nulla cambia, tutto cambia lasciando che l’essenza del luogo resti immacolata.
Chi è Giampaolo Ottazzi?
Una persona che ha raccolto una lunga esperienza nata dalla passione del volere viaggiare e dal desiderio dell’indipendenza economica, qual migliore modo me lo avrebbe permesso se non il mestiere dell’ospitalità? Ho scelto l’istituto alberghiero e poco dopo ho avuto la fortuna di iniziare a Portofino nell’iconico Hotel Splendido nel 1983. Ho voluto da subito tenere un filo conduttore nel mio lavoro, ossia mantenere il livello cinque stelle e infatti non ho mai cambiato tipologia di albergo. Ho viaggiato molto toccando varie destinazioni in Italia e in Europa, ricordo con piacere tante stagioni di lavoro estive e invernali in meravigliose strutture che mi hanno permesso di imparare il mestiere sul campo e nello stesso tempo vivere momenti di vacanza senza la responsabilità che naturalmente, con il passare del tempo, la mia carriera mi avrebbe imposto. C’è stata la bella esperienza di direttore commerciale a Villa d’Este, poi Villa la Massa, ho curato con entusiasmo l’apertura dell’Hotel Caruso a Ravello, una sfida impegnativa in una cornice magnifica. Ci sono stati infine i dodici anni al Cipriani di Venezia, il periodo più lungo in cui sono rimasto nello stesso albergo.
Quando inizia l’avventura in Rocco Forte Hotels?
Grazie alle coincidenze e a situazioni della vita: dopo la pandemia mi sono rivalutato a livello personale ed è nato il desiderio di cambiare città con uno sguardo verso Roma, città nella quale non avevo mai vissuto. Nel giugno del 2021 mi contattano le HR di Rocco Forte comunicandomi che Sir Rocco Forte cercava un General Manager per l’Hotel de Russie. La mezzora di colloquio si è trasformata in più di tre ore di fitta conversazione. Un mese dopo, il 14 luglio, ho iniziato la mia storia qui. È stata decisamente la mia presa del de Russie anziché della Bastiglia!
Cosa ti ha fatto accettare questo incarico tanto prestigioso quanto impegnativo?
Di certo l’incontro con Sir Rocco Forte e il poter sposare la sua filosofia di gestione, snella e dritta al punto, una visione molto simile alla mia, mi ha dato senza esitare e con grande fiducia le chiavi del suo hotel e mi sono sentito davvero onorato. Poi certamente mi ha entusiasmato il fatto di condurre un albergo che dopo vent’anni di attività intensa – si è fermato solo durante la pandemia – aveva bisogno di essere rinfrescato e rinnovato sotto molti aspetti. Individuare criticità e pensare a nuovi progetti è una grande sfida soprattutto per un hotel di città aperto tutto l’anno e rivolto a una clientela non settoriale, ma che arriva da tutto il mondo, senza trascurare i tanti romani che lo hanno eletto a luogo di svago e relax. Mi piace moltissimo provare la sensazione di avere il mondo che ti gira intorno mentre tu sei fermo qui, è una sorta di viaggio virtuale continuo.
Un valore aggiunto del de Russie?
Certamente il nostro giardino! A differenza di molti hotel che sono famosi per le loro terrazze, noi abbiamo il giardino progettato dall’architetto Valadier che, insieme ai giardini di Villa Borghese e piazza del Popolo disegnò anche i nostri. In più c’è la posizione centralissima che ti avvicina al centro storico, ai monumenti e allo shopping. Siamo nel cuore del Tridente, per arrivare qui ci sono due zone ztl, siamo nel pieno centro della città.
Su cosa stai lavorando? In francese ti direi.. quoi de neuf?
Il rinnovo estetico e tecnico dell’hotel è una grande sfida in senso totale, vogliamo migliorare la percezione dell’ospite oltre il servizio e l’attenzione. Lo spazio è limitato e quindi si lavora in base a ciò che abbiamo, ristruttureremo la top suite Nijinsky, mi piacerebbe introdurre un servizio di Butler dedicato 24h alle nostre tre suites più prestigiose per renderle ancora più esclusive. Poi ci sono i progetti legati alle escursioni: in primavera avremo il Tour dell’alba, nell’ora più bella si vedranno i monumenti più iconici senza turisti e perfetti per essere fotografati, ci sarà una sosta in un bar tipico per una piccola colazione… sarà un respiro dell’essenza della Città Eterna. Stiamo creando il nostro Gin insieme alla collaborazione con Valentini, distilleria in provincia di Trento che utilizza solo prodotti naturali e biologici, sarà pronto la prossima stagione e avrà le botaniche del nostro giardino. Non per ultimo voglio creare una atmosfera unica e immersiva per la nostra Spa, che è un piccolo gioiello.
Un consiglio a chi vuole fare il tuo lavoro?
Un consiglio che sembra una banalità: questo è un mestiere che ti fagocita totalmente, bisogna avere la forza di essere e restare sempre noi stessi anche se a volte dobbiamo indossare una maschera che ci permette di sorridere sempre e avere quell’attitudine alla positività. Certamente si deve imparare a usare il buon senso che non ti fa sbagliare quando devi risolvere problemi e hai la responsabilità di tante persone che lavorano con te. E poi, restare umili. Quell’umiltà che deve sempre essere granitica nonostante l’ambiente dorato in cui si lavora e che può rischiare di distorcere la realtà.
La soddisfazione più grande del tuo lavoro?
Far felici gli ospiti, l’emozione più grande è vedere i clienti che vanno via con le lacrime agli occhi: è impossibile dare un valore a questa sensazione che non si misura con sconti, servizi, piatti… ma con l’umanità e la professionalità di tutto il Team.
Ecco, il tuo Team?
Il protagonista dell’Hotel è il Team che è come l’orchestra: il direttore la dirige e cerca di farla suonare in armonia, ma gli strumenti devono essere validi e preziosi. Io cerco di delegare molto e responsabilizzare lasciando libertà di espressione a chiunque. È bello che clienti e Team possano interagire, il vecchio mood lavorativo servire e tacere, oltre essere appunto vetusto, non è mai una buona combinazione, l’empatia è fondamentale e non è una scontata banalità. Le persone che lavorano in albergo sono importanti dalla prima all’ultima e ognuna di loro ha una personalità. Ricordiamo poi che il primo cliente dell’hotel è il personale: se hai un personale contento del luogo in cui lavora il cliente lo sarà a rotazione: è un circolo virtuoso, mai banale e mai scontato.
Nuove aperture, Roma in fermento: cosa ne pensi?
Finalmente c’è la giusta attenzione verso una città che è un centro nevralgico ed è ottimo che ci sia una sana competizione in una grande destinazione, sarà sfidante! Quando la novità di tante aperture si sarà placata ci sarà un movimento virtuoso che darà grande lavoro a tutti.