Monica Re, Venere nell’anima.
Questa con Monica Re è una bellissima intervista e non certo perché l’ho scritta e introdotta, ma perché Una Venere isolata insieme alla sua protagonista Valentina, è uno dei libri che mi hanno maggiormente toccata nell’animo nell’ultimo periodo, oltre scatenare una conseguenza virtuosa di meraviglia personale.
Credo nei libri talismano che portano fortuna e creano strade dentro di noi aiutandoci ad avvicinarci alla nostra essenza. Credo che niente accada per caso e il mio rapporto con Monica ne è l’esempio: ci conosciamo da più di dieci anni ma ci siamo sempre e solo sfiorate senza mai approfondire il nostro rapporto, nemmeno a livello lavorativo. Credo nella sinergia del caso al momento giusto attraverso l’energia giusta e Una Venere isolata ne è per me un esempio lampante.
Ho scritto a Monica complimentandomi per l’uscita del suo primo libro, lei che per me è sempre stata un esempio di donna imprenditrice di grande successo – suo è Studio Re Media Relations, uno dei più importanti e conosciuti Uffici di PR a Milano – e mi è venuto spontaneo scriverle che avrei voluto intervistarla per raccontare questa sua nuova veste, lei che di abiti magnifici ne è comunicatrice: stavolta avrei metaforicamente voluto fare vedere il suo.
Ho letto Una Venere isolata navigando tra Cipro, Israele e Grecia in un ottobre pennellato di luce, tra profumi di tarda estate e mare profumato e nel mio terrazzo ho assaporato la bellezza e la gioia di dedicarmi tempo con una lettura che mi ha pulito l’anima e ha iniziato a scoprire il diamante un po’ impolverato della mia Essenza.
Grazie a Monica e alle sue pagine ho pianto, ho iniziato a capire come arrivare con semplicità a lucidare il mio diamante e ho iniziato ad accogliere le cose meravigliose che mi stanno accadendo non come un segno fortuito, ma come una conseguenza di causa effetto.
Lascio a lei la parola e il racconto di come la scoperta di un quadro astrale possa smuovere montagne svelando panorami nuovi e luminosi di cui non sappiamo l’esistenza, e nemmeno che sono proprio qui, a portata di mano.
Quando esattamente hai concepito il libro?
Durante tutta la mia vita non ho mai avuto l’idea di essere scrittrice ne tantomeno di scrivere un romanzo, semplicemente è accaduto.
C’è un piccolo preambolo: da un po’ di tempo non vivevo grandi emozioni attraverso il mio lavoro, era un periodo statico. Poi, in vista di un forum di donne manager e imprenditrici mi chiesero di scrivere lo speech di una Amministratore Delegato di una azienda molto importante a livello globale. Scrissi dunque questo discorso il cui focus verteva sul come le donne portassero in campo uno stile di leadership capace di gestire e stimolare l’emozione, sapendo ascoltare e comprendere. Questo discorso ebbe un enorme successo e mi regalò molta gioia, oltre lo stupore di sentirmi dire che avrei dovuto assolutamente prendere in considerazione l’idea di scrivere: da quel momento si è acceso un piccolo fuoco, un primo segno su quello che sarebbe poi successo.
Nel frattempo arriva nella mia vita la tempesta perfetta, quel momento in cui entri in un gran caos esistenziale e mi sono ritrovata a non essere capace di gestire le mie emozioni in maniera efficace, l’iniziare a scrivere è stato quasi fisiologico, una sorta di terapia che mi consentiva di creare un mondo a parte in cui calmare e canalizzare il disordine emotivo che mi circondava.
Questo libro in realtà è uno strumento di profonda guarigione: mi ha permesso di andare a recuperare una voce seppellita nel mio profondo e cioè quella dei miei talenti. Avevo passato gli ultimi tempi della mia vita a curarmi di quelli degli altri: era arrivato il momento di portare in superficie i miei dandogli la voce che meritavano.
Valentina sei anche tu?
Valentina è Monica, è Tiziana, è tante donne. Naturalmente ci sono elementi metabiografici come per esempio il tema natale o il lavoro che fa Valentina, che è il mio. Il cuore di questo romanzo è il racconto dell’organizzazione della sfilata ispirata dal film cult degli anni 70 El Topo di Alejandro Jodorowsky. Questa collezione esiste e ne ho curato personalmente il lancio.
Hai mai avuto paura durante la scrittura del libro?
L’unica paura, molto forte, era quella di non riuscire ad arrivare sino in fondo, non ero sicura di poterlo fare. In realtà la scrittura è arrivata a me, non il contrario, ma il mio io sabotatore mi metteva sempre in discussione. Dopo aver firmato il contratto mi sono concessa una vacanza in solitaria per scrivere avendo intuito la strada giusta, ma in quello stesso momento ho dubitato di essere davvero in grado.
Scrivere è stato un atto psicomagico, un modo di parlare al mio inconscio rassicurandolo che sarei stata in grado, che non ero solo la Monica imprenditrice, ma anche la Monica artista, dovevo tirare fuori ciò che sono veramente, sino in fondo. La dedica a mio papà, con il mio cognome, ha un significato profondo: tutti mi conoscono come Re, il cognome di mio marito, ma io ho voluto ricordare la mia origine, da dove vengo.
Come si intrecciano immaginazione e realtà?
La moda per me è una esperienza importantissima e viscerale, la frenesia, il senso di attesa, l’adrenalina… come una sorta di acceleratore di particelle per un elettrone. Diventa tutto così rutilante che devi scegliere tra due strade: o ti annichilisci e muori o passi all’orbita superiore e vai avanti. La moda è un medium attraverso il quale ho fatto un percorso di evoluzione lavorando su me stessa. La chiave analogica dell’astrologia, dei tarocchi e dell’ipnosi sono argomenti che mi affascinano tanto e hanno creato quella magia che diventa il collante di tutta la storia.
Non sei degna, una frase che molte di noi si sono dette almeno una volta nella vita. Come se ne esce?
Attraverso la consapevolezza. Appena inizi ad osservare i tuoi pensieri e smetti di identificarti con loro, ti rendi conto che ci sono dei pensieri che ti dominano ma che non sono tuoi, magari arrivano dall’educazione che hai avuto. Puoi cambiare il modo in cui parli a te stessa, puoi individuare il momento in cui quella voce è nata e cambiare la prospettiva attraverso la quale la guardi: non diventi una vittima del comando non sei degna ma lo trasformi e lo usi per raggiungere un obiettivo che magari non ti autorizzeresti a fare perché appunto, non ti ritieni degno.
Quella voce è un comando antico che appartiene al passato e che oggi non ha più motivo di essere. Nel momento in cui lo comprendi fai un passo avanti immenso e paradossalmente lo fai diventare un lasciapassare per l’uscita e per sciogliere il nodo: il tuo passato smette di essere un limite.
Avevi un modus per scrivere?
Di certo il mio sentire mi ha guidata, ma a un certo punto ho dovuto darmi una disciplina ferrea e precisa per arrivare alla fase finale. Ho dovuto ricavarmi spazio tra lavoro, figli e famiglia. Scrivevo in cucina su una sedia particolare, tenevo dei libri feticcio intorno a me come fossero talismani!
Hai mai pensato di smettere?
Durante la pandemia non avevo ispirazione e mi sentivo bloccata: sapevo di dovere andare avanti, ma rimandavo in continuazione. Nel momento in cui tutto è diventato serio con una deadline da rispettare ho compreso appieno che non avrei avuto più scuse.
Non sarà il primo e ultimo libro, vero?
In realtà mentre ero alla fine del romanzo pensavo che mai avrei avuto l’energia per scriverne un altro, mi sentivo prosciugata. Adesso… perché no? Ho già avuto un piccolo stimolo che ho deciso di ascoltare…
Monica Re: la tua Venere è isolata?
Naturalmente si! E non solo, è congiunta a Chirone di cui non conoscevo il ruolo nell’olimpo astrologico. Lui è il centauro che è stato il maestro di Achille e dei grandi eroi nella tradizione mitologica, pare sia un asteroide o una cometa e ha una doppia valenza: razionalità e istinto. Archetipicamente ha a che fare con la guarigione e nel momento in cui si congiunge a Venere la rende capace di esprimersi nel suo modo migliore. Chirone ha il senso di avere portato l’arte nella mia vita in maniera, adesso, finalmente consapevole.