Cesare Beghi, tra cuore e anima.
Non c’è cosa più bella di quando un libro ti resta aggrappato nella mente con filamenti di luce e sensazioni di cristallina presenza. Il cuore di un uomo è lo straordinario racconto che Luca Serafini, noto giornalista sportivo con doti formidabili di scrittore, costruisce intorno alla persona di René Favaloro, il cardiochirurgo padre del bypass aorto-coronarico.
Una storia avvincente (il libro è disponibile in tutte le librerie, online e su Amazon) che coinvolge chi legge dalla prima all’ultima pagina, commuovendo e regalando emozioni perché i risvolti della vita di chi ne ha salvate milioni sono guizzi di luce, sacrificio e speranza. Questo libro è stato scritto grazie alla volontà di Cesare Beghi, primario di cardiochirurgia dell’Ospedale di Varese ora in pensione, di onorare e raccontare la vita del suo mentore e insegnante, appunto il grande René Favaloro.
Lascio a lui la parola perché se c’è una cosa di cui vado fiera in questo mio spazio sul web è proprio quella di riuscire a dare voce a persone speciali.
Cesare Beghi: raccontati.
Dal punto di vista anagrafico e professionale Cesare Beghi è un uomo di 65 anni – ben portati, così dicono… – medico cardiochirurgo in pensione da un anno. Fino ad allora sono stato Direttore dell’Unità Complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda Universitaria di Varese e Professore Associato presso la Facoltà di Medicina dell’Università dell’Insubria, Varese-Como.
Ho deciso di andare in pensione, pur amando la mia professione e dopo tante soddisfazioni, perché c’è una vita oltre al lavoro, pure bella e interessante.
Sono nato curioso e ho continuato ad esserlo, questo mi ha sempre spinto a conoscere altre realtà oltre a quella legata alla professione: sono stato esperto del Ministero Esteri per diverse missioni umanitarie in Africa e Sud America ed in altri paesi del mondo, sono stato capo spedizione medica di Overland 12 (trasmessa su RAI 1), collaboro con le forze speciali della Marina in qualità di Consulente Scientifico e con i Carabinieri come formatore… e tanto altro.
Come nasce il rapporto tra e te e Luca Serafini?
Conoscevo Luca Serafini attraverso la televisione come giornalista sportivo, mi è sempre piaciuto il suo modo di usare le parole. Attraverso amici di Milano ci siamo incontrati a pranzo: volevo parlargli del Dottor Favaloro e raccontargli la sua storia, chiedendogli se fosse interessato a scrivere un libro che ne diffondesse la sua incredibile vita. Dopo un giorno mi telefonò accogliendo con entusiasmo e timoroso rispetto la mia proposta, da allora non ci siamo più lasciati.
Come avete orchestrato la stesura del libro?
Siamo andati in Argentina e abbiamo ripercorso assieme all’amico Edoardo Dulbecco, collaboratore di Favaloro, le tappe della sua vita professionale. Oltre a Buenos Aires presso la Fondazione Favaloro, siamo andati prima a La Plata dove si trova l’Università da lui frequentata e a Jacinto Arauz nella Pampa dove trascorse dodici anni come medico rurale. (L’equivalente del nostro medico di base)
Alla Cleveland Clinic, dove lui inventò il bypass aorto coronarico che lo rese famoso in tutto il mondo, io sono andato per motivi professionali per tanti anni: fu proprio Favaloro a mandarmi scrivendo una lettera di presentazione al Direttore Floyd Loop. Ho lasciato la stesura del libro completamente a Luca, mi ha passato ogni capitolo e fin dall’inizio ne ho apprezzato il linguaggio e la trama.
Il cuore di un uomo: cosa c’è del tuo, in questo libro?
C’è il desiderio profondo di onorare la memoria di un grande uomo che ho avuto l’onore di conoscere bene e al quale devo lo spirito che ha sempre animato la mia vita professionale.
Una domanda precisa come un taglio chirurgico: cosa è stato per te René Favaloro?
Favaloro è stato un esempio di umanità.
È chiaro che ne ho sempre ammirato l’aspetto tecnico chirurgico considerando che è stato uno dei grandi pionieri della Cardiochirurgia. Ma, ripeto, è stata la sua umanità nell’approcciarsi al paziente, la sua umiltà pur essendo un gigante nella sua professione a tracciare la mia vita non solo di cardiochirurgo. Confesso che mi ha creato spesso qualche disagio perché dopo averlo conosciuto e frequentato, tutti gli altri professoroni mi sembravano banali e un filo squallidi nel loro voler far pesare il ruolo e la posizione sociale .
Favaloro in Argentina era un’icona vivente: i vari Presidenti argentini ogni qualvolta invitavano alla Casa Rosada un Presidente di altro paese volevano Favaloro presente . Quando ho saputo, il giorno dopo, della sua morte ho pianto pensando alla sua sofferenza. Molti si chiedono del perchè di quel gesto tragico. Io, conoscendolo, lo considero un gesto eroico, un tentativo di scioccare l’opinione pubblica e soprattutto i politici che lo avevano abbandonato: ha sacrificato se stesso per salvare il suo sogno e con esso anche tutti i dipendenti della sua Fondazione.
René Favaloro è stato la mia stella polare.
Il cuore di un uomo, la storia di un’Anima.