Daniele Carta, di attitudine e eleganza.
Una bella intervista, quella a Daniele Carta, General Manager dell’Hotel Splendide Royal di Roma, che si racconta attraverso le sue esperienze, le sue attitudini e la sua proverbiale eleganza da gentleman inglese. Da poco alla guida di una delle perle della Roberto Naldi Collection che nell’ultimo periodo sta vivendo una remise en forme importante, in questo spazio ci racconta e si racconta. Felice di dargli la parola e felice di trasmettere positività ed entusiasmo che ora più che mai sono ingredienti imprescindibili e necessari.
Raccontaci la tua storia
Siciliano d’origine e toscano per scelta di vita, dopo gli studi universitari in Economia del Turismo mi specializzo con un Master in “Hospitality Management” presso la LUISS Management di Roma. Terminati gli studi, per perfezionare la lingua inglese e iniziare esperienze nel mondo alberghiero mi trasferisco a Londra per quasi 4 anni dove ricopro vari ruoli in diversi hotels esclusivi, tra i quali il “The Lanesborough” e il “The Connaught”, tuttora considerati tra i migliori alberghi della capitale inglese.
Nel 2003, per ragioni di cuore, rientro direttamente a Firenze con un passaggio al Savoy RoccoForte Hotels per un paio d’anni, per poi iniziare una lunga avventura con la SINA Hotels della Famiglia Bocca. Trascorro ben otto anni in questa compagnia ricoprendo il ruolo di Vice Direttore al Bernini Bristol di Roma e successivamente al Grand Hotel Villa Medici di Firenze.
Nel 2013 ottengo la mia prima Direzione per la Baglioni Hotels della Famiglia Polito presso il Baglioni Relais Santa Croce di Firenze e dopo tre anni decido di accettare una nuova sfida nelle capitale: mi viene affidato l’incarico di Direttore Generale del The First Roma ARTE con il preciso compito di dare nuovo smalto all’hotel e accrescerne il posizionamento. Con un team giovane e dinamico raggiungiamo importanti traguardi, come l’affiliazione ai consorzi di lusso come VIRTUOSO e SIGNATURE TRAVEL oltre ad essere votato per due anni consecutivi come miglior hotel di Roma per la rivista internazionale Condé Nast Traveller Reader’s Choice. Nel frattempo nel 2019, sempre sotto la mia Direzione, abbiamo lanciato il nuovo boutique hotel The First Roma DOLCE con importanti riconoscimenti già dopo i primi mesi classificandosi tra i primi 6 alberghi di Roma.
Quando inizia il tuo percorso con Roberto Naldi Collection?
La mia esperienza con la Roberto Naldi Collection (collezione di alberghi iconici in destinazioni esclusive come Roma, Lugano e Parigi) è piuttosto recente: ad inizio 2020, con mia sorpresa, arriva la chiamata per ricoprire il ruolo di Direttore Generale dell’Hotel Splendide Royal di Roma.
Cosa ti ha conquistato di questo hotel?
Lo Splendide Royal è sempre stato considerato nel mondo dell’ospitalità nazionale, ma soprattutto internazionale, tra gli alberghi più belli e storici di Roma. Quando l’hotel gode già di fama internazionale ed ha il privilegio di avere il ristorante Mirabelle con la sua terrazza, icona della ristorazione gourmet della capitale, è sempre più facile fare una scelta professionale simile. Detto questo però, la cosa che più mi ha conquistato erano le idee ben chiare della Proprietà di ridare un nuovo look all’hotel per raggiungere nuovi traguardi da qui ai prossimi 2 anni.
Hai progetti e desideri per lo Splendide Royal?
Come già accennato sono tanti i progetti discussi con la proprietà prima del mio arrivo e tanti ne stanno nascendo. Il rinnovamento delle camere con un look più moderno è già realtà. L’ultimo step verrà iniziato in inverno inoltrato, mentre a inizio 2021 potremo finalmente inaugurare la nuovissima ala dell’hotel dove abbiamo creato 16 suites che riprendono il nuovo stile architettonico introdotto con l’apertura nel nostro Splendide Royal a Parigi. Non esagero dicendo che sono bellissime e con i bagni tra i più belli della capitale.
Tornando invece alla domanda, mi sarebbe piaciuto inserire una piscina alla struttura, rarissima in pieno centro a Roma. Sempre perché la Proprietà ha mille idee ed è sempre alla ricerca di novità, mi trovavo la sera di Ferragosto con la mia famiglia quando squilla il mio telefono e dall’altra parte il Dott. Naldi mi domanda: “Direttore, cosa ne pensa se costruissimo una piscina all’ottavo piano?” Dopo averne discusso, dopo avere fatto la stesura del primo progetto, siamo adesso nella fase di autorizzazioni per potere portare al compimento l’inserimento di una piscina sul roof con vista sulla capitale contornata da un ristorante grill, per potere ampliare l’esperienza culinaria dei romani e dei nostri Ospiti.
Sai spiegarmi l’ingrediente segreto che rende un hotel una casa per i suoi ospiti? Cosa non deve mai mancare?
In realtà ci sono più ingredienti. Devo evidenziare che l’ospite al giorno d’oggi cerca di soggiornare in quegli hotels che non siano standardizzati nei decori, negli arredi così come nei colori. Esistono tanti begli alberghi in giro per il mondo, ma non basta il progetto di un bravo architetto. È fondamentale che al giorno d’oggi gli ospiti trovino un hotel con certe peculiarità che richiamino la destinazione, così come la regione in cui si trova. L’hotel deve avere un proprio carattere, una propria anima e deve divenire un po’ dimora dove l’ospite può vivere come nella propria casa di lusso, con tutte le giuste attenzioni e le piccole coccole che fanno la differenza.
Il sorriso genuino e sincero, quello di certo non deve mai mancare a tutti i collaboratori: se tutti sono entusiasti e amanti dell’accoglienza si può avere un Team di successo.
Un consiglio a chi vuole intraprendere il lavoro di GM?
È un mestiere affascinante ma che richiede molta dedizione e flessibilità. Di certo, a certi livelli, si deve esser pronti anche a mettere in parte in secondo piano la propria vita personale e gli affetti. Il ruolo del Direttore negli anni si è evoluto e l’internazionalizzazione ha fatto in modo che oggi non basta più la sola gavetta ed essere un ottimo padrone di casa. Sono importanti degli studi che abbraccino economia, marketing, comunicazione… Di certo, se si aspira al massimo, non può mancare una esperienza di qualche anno e con vari ruoli in hotels di lusso in Inghilterra o negli USA.
Come hai vissuto il lockdown?
Chiudere l’hotel per la pandemia è stata una delle cose più impensabili e tristi che potessero succedere. Nessuno era preparato a tutto ciò ed è sembrato come un incubo durato però diversi mesi. Allo stesso tempo, vivendo costantemente distante dalla mia famiglia, questo stop forzato mi ha consentito di stare molto più a contatto con loro e apprezzare la ritrovata quotidianità. Tra Zoom calls e emails, è stato bello seguire i ragazzi con la didattica e per esempio trasmettere al piccino di casa tante conoscenze per renderlo tecnologicamente indipendente.
Pensi che il covid cambierà il modo di fare turismo?
In tutta franchezza non sono sicuro. Penso che tutti noi abbiamo preso coscienza che giorno dopo giorno stiamo erodendo ciò che di bello esiste in natura. Adesso sta a noi non perdere quel senso di cambiamento che volevamo intraprendere. Ci siamo resi conto che si può fare turismo di qualità, ma sarà determinante governare i flussi che in molte destinazioni, soprattutto italiane, potranno portare degrado e deturpare paesaggi e bellezze storico-culturali.
La prima e l’ultima cosa che fai in hotel?
In realtà prima ancora di arrivare in hotel leggo già sul telefono il report della notte, per sapere cosa è successo, così come alcuni dati statistici sulla performance dell’hotel. Pertanto la giornata inizia abbastanza presto. Quando sono fisicamente in hotel faccio un passaggio in sala della prima colazione per verificare che vada tutto bene e osservare e percepire il grado di soddisfazione degli ospiti. L’ultima cosa che faccio solitamente è passare al ristorante per controllare che sia tutto a posto, salutare i collaboratori alla reception e dire la solita frase: “Per qualsiasi cosa, non esitate a chiamarmi”.
La soddisfazione più grande del tuo lavoro?
Sono veramente tante, dal potere incontrare e conoscere persone delle più svariate nazionalità e culture a prendersi cura in maniera maniacale di alcuni ospiti particolarmente importanti ed esigenti. Una particolare soddisfazione è quando, con poche ore di preavviso, ci si trova a dovere organizzare una delegazione di diplomatici internazionale con tutte le difficoltà che la cosa comporta.
Ecco, come un Direttore d’orchestra e con la giusta adrenalina, mi soddisfa coinvolgere tutti i collaboratori affinché si raggiunga insieme questi traguardi e che sia tutto perfetto, o quasi!