LUCA BOCCOLI, DI LUCE E DI VINO
Luca Boccoli, di luce e di vino.
Luca Boccoli, Vicepresidente dell’Associazione Noi di Sala, è un vero e proprio intenditore del buon bere e di tutto il rito e la meraviglia che questa arte comporta, perché non si dimentichi che nel saper bere esiste anche un cerimoniale che va rispettato. Luca ne è perfetto conoscitore e divulgatore.
Luca ha una storia importante, soprattutto a livello umano quando una sliding door sbagliata lo fa precipitare in un buio dove molti soccombono, mentre lui si rialza e si ricompone come una fenice, ritrovando la luce che ognuno ha dentro e riuscendo a farla splendere come non mai: Luca è un portatore di Luce.
Agli inizi del 2000 Luca Boccoli fonda un’enoteca a Roma che diventa punto di riferimento per gli amanti del vino, successivamente dirige la cantina del celebre Settembrini per poi inaugurare nel 2016 la sua bottega del vino nel Mercato Centrale di via Giolitti a Roma. Nel contempo crea la sua preziosa Selezione Boccoli, il marchio che raccoglie vini, liquori e distillati che lui stesso sceglie, prova, consiglia. La sua ricerca si sviluppa tra Piemonte, Lazio, Toscana, Champagne e Borgogna e regala nuove eccellenze che trovano spazio nel nuovo punto mescita e vendita nel nuovo Mercato Centrale di Torino.
Non solo, Luca Boccoli è l’ideatore di un tour dedicato alle etichette della Selezione Boccoli, come sommelier itinerante porta in giro per la Penisola la sua testimonianza sul servizio in sala e la sua conoscenza di cantine, bottiglie e territori.
Lasciamo che si racconti.
Luca Boccoli, raccontaci chi sei.
Ciao Tiziana! Sono nato il 30 settembre di cinquanta anni fa, dopo gli studi veloci della scuola alberghiera ho iniziato subito a lavorare. Sono andato via di casa molto presto, ero ancora minorenne, quindi mi sono responsabilizzato in fretta e il mio lavoro mi ha insegnato subito molta disciplina.
Ho lavorato in vari American Bar di alberghi stagionali per poi approdare in un circuito internazionale dove ho approfondito la professione del barman. Nel 1992 parto per l’Inghilterra per imparare l’inglese, quando torno sono abbastanza pronto per cominciare la mia carriera. L’ultimo grande albergo in cui ho lavorato è stato Hotel Hassler Villa Medici a Roma che lascio nell’anno 2001; nello stesso anno mi sposo con Sabrina e cambio totalmente il settore alberghiero per altri progetti.
Mi invento una nuova professione per me, quella del “maggiordomo” e seguo per un paio di anni un facoltoso finanziere in tutte le sue attività dislocate in varie parti d’Italia; è stato un lavoro molto affascinante, ma avevo bisogno di riprendere un contatto vero con la mia clientela quindi lascio questo incarico per cominciare a lavorare in un’enoteca.
Da lì parte la mia carriera enofila: nel 2003 fondo Casa Bleve, enoteca storica romana, nel 2008 approdo a Settembrini a Roma, per un importante progetto ambizioso e faticoso. Nel frattempo nel 2005 e nel 2007 nascono le mie figlie Giulia e Beatrice. Nel 2016 cambio ancora ruolo: da manager divento un piccolo imprenditore aprendo la mia prima enoteca a Roma e nel 2019 la seconda a Torino. Ed eccoci ai giorni nostri.
La tua passione per il vino quando e dove nasce?
La mia passione per il vino nasce alla fine degli anni ’90 a Roma, essendo un grande studioso della mia professione a quei tempi le mie conoscenze liquoristiche non bastavano più perché nei grandi American Bar cominciavamo a servire anche cibo e vino e non solo cocktail, quindi frequentai i corsi dell’associazione dei sommelier romani e nel 2001, quando conobbi Anacleto Bleve, scoppiò definitamente la mia passione del “liquido odoroso”. Da li in poi cominciai a viaggiare in largo e in lungo l’Italia enologica per poi spostarmi con passione alle regioni francesi che producono i più grandi vini al mondo.
Le tue realtà e i tuoi progetti?
Essendo un grande appassionato della materia, in questi ultimi venti anni ho dedicato la mia vita allo studio, ai viaggi e alle degustazioni. Da quando ho iniziato le mie imprese ho messo a disposizione la mia esperienza, la conoscenza ad una grande quantità di pubblico, amici e clienti che mi seguono ormai da tanti anni. I viticoltori che vendo li conosco uno ad uno, conosco la loro terra che coltivano, conosco benissimo i loro vini e la loro filosofia. Cerco di essere l’anello di congiunzione tra la vite, l’uomo e il territorio, con il consumatore finale. Da qui nasce la mia Selezione Boccoli.
Stiamo vivendo un periodo davvero complicato, forse per la prima volta questo settore ha subito una crisi. Come ti stai muovendo per affrontarla e reagire?
Non credo che sia solo un momento complicato, credo invece in un modo diverso di contestualizzare i fatti. Penso che tutto questo sia una conseguenza naturale del maltrattamento irrispettoso terrestre. In questo momento le mie azioni sono di attesa paziente. La crisi che stiamo vivendo è di portata internazionale, l’Italia con idee giuste e con una buona politica ne uscirà più forte di prima, ma non subito e purtroppo una parte di esercenti non avrà la forza di resistere quindi confido moltissimo nelle istituzioni e nelle politiche turistiche affinché possano aiutare in solido il nostro comparto spazzando via molta burocrazia e semplificando regole basilari .
A un giovane che vuole intraprendere la tua carriera, cosa consigli?
A un giovane consiglierei in anzitutto di studiare almeno fino al diploma, dopo di che imparare almeno una lingua straniera, meglio due, facendo esperienze fuori dalla nostra nazione e poi cominciare a studiare il vino in vari modi frequentando corsi di formazione, assaggiando vini e, perché no, andando a lavorare in posti dove si respira vino e conoscenza senza pensare a guadagnare ma cercando solo di apprendere, fare la famosa “gavetta” che oramai non è più in voga.
C’è un errore che non bisognerebbe commettere mai nel tuo lavoro?
Si, non solo uno, il primo è di non sottovalutare mai il cliente e l’altro è di non essere approssimativi in professionalità.
Una cosa che invece l’esperienza insegna e che serve sempre?
L’esperienza è un insieme di sbagli, quindi è possibile sbagliare ma non perseverare, mettere sempre a disposizione di tutti i colleghi gli insegnamenti acquisiti negli anni.
La tua vita è cambiata radicalmente da due anni a questa parte, vuoi raccontare quello che ti è successo?
Certo! Alla fine dell’anno 2018 ho avuto un bruttissimo incidente stradale, nel quale è rimasta coinvolta per sempre la mia vista. Ma questo non ha interrotto le mie abitudini quotidiane e professionali, sai che un non vedente può fare quasi tutto come una persona normodotata, come ad esempio correre, nuotare, prendere un taxi o fare una cena romantica. Nell’aprile dello scorso anno sono riuscito anche ad aprire un nuovo punto mescita a Torino nel Mercato Centrale, questo grazie anche a dei miei fidati colleghi e collaboratori. Vivere al buio è molto difficile ma ce la si può fare.
Come si reagisce a una esperienza del genere? Tu sei una persona estremamente positiva e puoi forse dare meglio di molti altri un messaggio di grande positività.
Questa è una domanda non facile da rispondere, credo che non esista una ricetta, penso invece che ogni persona può farcela, a volte con aiuti indispensabili di altri, in altre invece con una forza che viene naturale da se stessi, quindi quello che è accaduto a me, ad esempio, lo vivo come una opportunità. Di certo la reazione è quotidiana, e per certo bisogna fare di ogni imprevisto non calcolato un’opportunità, quindi mi reputo un non vedente anche molto fortunato, pensando sempre a chi la luce invece non l’ha mai vista.
Un messaggio importante che mi sento di dare è quello di avere coraggio e di non mollare, la vita è un bene prezioso che va vissuto ogni giorno.
Come ti immagini il futuro, o meglio cosa desideri?
Sicuramente m’immagino il futuro molto “green”, dove il ritorno alla natura sarà indispensabile, un futuro molto più tecnologico ma allo stesso tempo più umano. Il mio desiderio principale è quello di costruire ogni giorno una serenità interiore e “trovare una casa un po’ più comoda”!
Poi, continuare a lavorare e trovare idee sempre migliori per proseguire il progetto Selezione Boccoli.
Il mondo del vino è in continua evoluzione, come ti piace fare ricerca?
Faccio ricerca da più di 25 anni, mi piace trovare e scoprire artigiani del vino che fanno i vini buoni e sanno di storie di uomini e di terre. Il mondo del vino è in evoluzione solamente nel comparto della tecnologia mentre credo fortemente nella natura delle cose. I vini che seleziono devono sapere di artigianato, di vero, di genuinità e devono avere una vita dentro.
Come hai trascorso questi due mesi di chiusura forzata?
Direi con gli stessi tempi di ogni giorno, naturalmente meno impegnato sotto il profilo gestionale delle due enoteche, ma sfruttando il tempo allenandomi, tenendomi in forma e studiando nuovi format da rimettere in campo per quando si ripartirà. Ho letto e leggo molto (naturalmente con l’ausilio di audiolibri), ho ricominciato anche a cucinare, e avuto il tempo di riassaggiare campionature di vini che avevo da parte. Inoltre ho speso il mio tempo provando tecniche diverse di degustare vini senza l’ausilio della vista, creando un nuovo metodo di degustazione un modo un po’ complesso ma che aiuterà ad apprezzare ancor di più il vino ai vedenti e non solo. Se mi darai l’opportunità di un’altra intervista te lo spiegherò dettagliatamente. (Oh Luca, ma secondo te? – ndr)
Il tuo primo pensiero al mattino, e anche l’ultimo prima di addormentarti.
Ogni mattino è un giorno nuovo e quindi va vissuto a pieno con passione e dedizione. Prima di addormentarmi il pensiero va alle persone che mi sono vicine e che amo.
Luca Boccoli, c’è una domanda che non ti ho fatto e che ti piacerebbe ti facessi?
Una domanda che tutti mi fanno e che tu non mi hai fatto! (la pensavo scontata… – ndr) Qual è il tuo vino preferito? E la mia risposta è sempre la stessa: è l’ultimo vino che ho bevuto. Ieri per esempio un grande Ansonaco di un mio buon amico dell’isola del Giglio.
Photo Courtesy Luca Boccoli
Immagine di copertina: Mercato Centrale, photo credits by Federica di Giovanni