I social ai tempi del Corona (virus)
Sinceramente, al di la che tutto è possibile, non avrei comunque immaginato di vivere una situazione così surreale come quella che si è delineata nelle ultime settimane, in Italia e nel mondo.
È tutto sospeso, come in un limbo non troppo magico, ma pesante e psicologicamente difficile, è tutto rallentato, è tutto un vivere virtuale tra Whatsapp, Messenger, Facebook, Instagram e qualsiasi social possibile immaginabile.
Mai tante videochiamate per sentirsi più vicini, mai tanti notiziari ascoltati con apprensione, mai tanta consapevolezza che ogni cosa non è assolutamente scontata, che la vita è meravigliosa, che ognuno di noi è un piccolo punto di un Universo sterminato che sta dettando nuovi equilibri e regole attraverso una pandemia apparsa e intesa come una banale influenza e poi trasformatasi in un nemico globale.
Ogni giorno sono numeri a essere srotolati, per adesso in crescita, ma l’altra notte pensavo che non è proprio così, non sono numeri. Sono persone.
Una persona.
Corpo, essenza primordiale, una persona.
Dietro questa persona c’è una vita.
Si snoda una rete di altre persone, di affetti, di dolori, di gioia.
Di figli o padri, madri o sorelle, di amici e colleghi.
Ci sono giorni di Natale, attese e preghiere, compleanni festeggiati, nipotini tra le braccia, genitori da curare.
C’è l’attesa di un nuovo lavoro, il cuore che batte per un amore, le lacrime per chi se ne va, c’è la spesa del sabato, il caffè della domenica mattina, lo shopping in centro, le partite al bar con gli amici.
Ci sono le cene, ci sono i ricordi d’infanzia, lontani o più vicini, ci sono i soldi che non bastano mai e i conti da fare quadrare o c’è più ricchezza e esperienze speciali.
C’è la prima casa comprata, i sacrifici di una vita, le carezze sognate e non date, l’abito bianco quel giorno, la paghetta ai bambini, il sogno di una vita più sicura, quel nuovo lavoro.
C’è la speranza, c’è la vita che scorre in avanti, c’è il quotidiano e le file al supermercato, c’è la vacanza in estate, c’è il picnic fuori porta, c’è la pensione e le bollette, ci sono i barbecue a ferragosto, la spiaggia e il mare, il giornale al mattino.
C’è il telefono e le chiacchierate, c’è la cucina che profuma di arrosto, ci sono quei baci e le lenzuola stropicciate, c’è il sole che scalda.
Dietro quei dati divulgati ogni giorno come in un macabro gioco del lotto, c’erano persone.
Non numeri, ma persone.
Persone.
Ricordiamocelo sempre.