Amici per il CentrAfrica, una meravigliosa realtà.
Quando si ha la fortuna di avere tutto molto spesso diamo tutto per scontato. Vale per ogni cosa. Per l’amore, per le persone, per le cose materiali che per noi sono la quotidianità, mentre per troppe persone non lo sono assolutamente. Mi fa piacere, davvero tanto, donare oggi questo mio spazio per raccontare questa realtà che aiuta davvero, in maniera concreta e presente, un posto del mondo che dovrebbe essere un paradiso, e invece lotta per la sopravvivenza ogni giorno.
Amici per il Centrafrica è una Onlus fondata nel 2001 da Carla Maria Pagani e da Pierpaolo Grisetti, dottore commercialista a Milano, con esperienza di Assessore al Bilancio e Vicesindaco del Comune di Cislago dal 2006 al 2016. Ha fondato nel 1987 una cooperativa di lavoro per persone diversamente abili.
Diamo a lui la parola e prendetevi dieci minuti per leggere questa splendida intervista, che rimane nel cuore. Grazie Pierpaolo.
Cosa è Amici per il Centrafrica e cosa fa?
COSA E’ – L’Associazione Amici per il Centrafrica Carla Maria Pagani Onlus è apolitica e laica ed è fondata sul volontariato, quindi coloro che ne fanno parte si impegnano a titolo gratuito, sostenendo anche finanziariamente l’attività dell’associazione. È nata per volontà della nostra fondatrice Carla Maria Pagani in occasione di un suo viaggio nel 2000 in Repubblica Centrafricana per trovare la zia comboniana Suor Beniamina. Tra le molte esperienze vissute durante il viaggio, quella che ha lasciato un segno indelebile è stata la visita all’ospedale di Zomea, nella foresta dei Pigmei, dove un piccolo bimbo in condizioni critiche trascorreva la sua degenza sdraiato nella terra rossa. Nell’arco di 24 ore le condizioni del bimbo si sono ulteriormente aggravate causandone la morte proprio tra le braccia di Carla. Al suo rientro in Italia, una frase provocatoria detta a Carla dalla zia Suor Beniamina “Adesso torni in Europa e come tutti ti dimentichi di noi, dei nostri bimbi e della povertà del Centrafrica” ha dato inizio all’impegno della nostra fondatrice nel raccogliere fondi per costruire, in meno di un anno, un dispensario pediatrico a Zomea. Carla mi coinvolse successivamente in una nuova raccolta fondi e nel 2001 decidemmo di dar vita all’Associazione Amici per il Centrafrica Onlus, usufruendo così di tutte quelle agevolazioni previste dalla normativa per la raccolta fondi da investire in progetti di sviluppo in Repubblica Centrafricana. Senza suor Beniamina e l’impegno della fondatrice Carla nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile: ciò che è nato con suor Beniamina ed è cresciuto con Carla continua a vivere grazie ad una profonda dedizione ed al grande amore per il popolo e la cultura centrafricana.
COSA FA – L’Associazione crede fermamente che il miglioramento delle condizioni di vita dell’intera popolazione mondiale sia responsabilità di ogni singolo individuo. Un aiuto concreto è dato dalla formazione e dall’educazione scolastica, dal diritto alla salute, dallo sviluppo di attività produttive autonome: tutto ciò al fine di poter aiutare la popolazione centrafricana a prendere consapevolezza e dar vita ad un processo di sviluppo di una condizione di vita migliore rispetto a quella attuale. Il nostro impegno si concretizza nell’istituzionalizzazione di strutture didattiche che consentano l’alfabetizzazione e la scolarizzazione di tanti bambini, nella creazione e nel sostegno di poli sanitari necessari per un miglioramento dello stato di salute, nell’avvio di progetti economici per lo sviluppo agricolo e manifatturiero
“Fare tanto con poco”, una frase forte e d’impatto. Mi spieghi questi concetto che, a mio avviso, è importantissimo.
Fare tanto con poco è la caratteristica della nostra Associazione, che se pur di piccole dimensioni, è riuscita a costruire e portare avanti tanti progetti che oggi sono riconosciuti come punto di riferimento all’interno del Centrafrica. Attraverso un’intensa attività di sensibilizzazione e di ricerca fondi che coinvolge aziende e privati, l’Associazione riesce ad impiegare più del 90% della raccolta nei progetti di sviluppo in Centrafrica ove una attenta gestione dei fondi ci ha permesso di iniziare un’attività di formazione culturale attraverso le scuole per poi procedere con un efficace controllo ed una educazione sanitaria che garantisca la salute dei ragazzi, per concludersi, oggi, con l’inizio di progetti formativi che consentano ai giovani di apprendere un lavoro e sperare in un futuro migliore, di pace, sviluppo e sostegno delle proprie famiglie. Quindi una frase di impatto, è diventata questo in una piccola realtà come la nostra Associazione grazie all’impegno di tanti volontari e Amici che spendono il loro tempo libero per un popolo tra i più poveri al mondo.
Da quanto tempo è Presidente dall’associazione?
Ricopro la carica di Presidente da tre anni, dopo che il 1° aprile 2016 la nostra Presidente e fondatrice Carla Maria Pagani è volata in cielo. Una carica che richiede un impegno importante che grazie agli altri consiglieri riesco a portare avanti insieme agli altri impegni professionali.
Quali sono le attività svolte quotidianamente dall’associazione?
L’associazione svolge attività di gestione e coordinamento nei progetti ai settori salute, educazione, protezione. Nella capitale Bangui, all’interno del Centro Joie de Vivre, costruito e gestito direttamente dall’associazione, si trovano gli edifici scolastici (che coprono il periodo dalla scuola materna al college per bimbi di età tra 3-16 anni), il dispensario pediatrico (ove si svolgono attività di pediatria di base, laboratorio analisi, dentistica, oculistica e controllo delle mamme sieropositive in gravidanza in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio) e il centro di formazione professionale (ove oggi si formano gli insegnanti). Vi sono poi altri progetti al di fuori della capitale sempre legati all’istruzione e alla sanità tra cui ricordiamo quelli svolti nella foresta dei Pigmei.
I progetti realizzati di cui andate più orgogliosi?
È difficile scegliere un progetto perché sono stati tutti realizzati sulla base delle esigenze della popolazione con risultati importanti in termini di aiuto e soddisfazione da parte degli utenti e delle autorità locali. Due sono quelli particolari di cui andiamo orgogliosi.
L’aiuto dato ai bambini in carcere con le loro mamme accusate di stregoneria e rinchiuse senza un processo e spesso per futili motivi. Più volte era stato tentato l’aiuto con altre ONG e l’associazione è riuscita a portare avanti questo difficile compito tanto che la comunità europea e Unicef hanno deciso di affidarci altre 7 carceri e oltre una decina di gendarmerie e piccoli luoghi di detenzione. L’aiuto sanitario, nutrizionale e educativo ai bimbi costretti nel carcere ci ha rallegrato il cuore soprattutto quando li vedevamo uscire non più malnutriti e fragili dal punto di vista delle malattie. Si è anche stretto un legame con le mamme del carcere che ci hanno chiesto di sostenere le loro iniziative di festa all’interno della prigione (Festa della Donna e festa di Natale). Un’esperienza unica e molto toccante dal punto di vista umano.
L’altro progetto è stato quello di coesione sociale avvenuto attraverso la nostra scuola di Yalokè che riguarda i rifugiati di etnia Peul, allevatori musulmani transumanti che, durante la guerra, si sono rifugiati in un campo profughi vicino alla scuola. I bambini figli dei rifugiati non frequentavano la scuola, a causa di problemi di etnia con la popolazione locale. Grazie al lavoro svolto con il maestro Keven di Bangui, diplomatosi alla Jean Paul II (la scuola di formazione psicopedagogica dei maestri fondata dall’Associazione nella capitale), ad oggi sono ben 80 i bambini di diversa etnia che frequentano la scuola. Un traguardo raggiunto nell’ottica di favorire l’integrazione e la formazione scolastica.
Inoltre, l’Associazione sta sostenendo un progetto che prevede l’acquisto di animali quali polli, capre, mucche e un toro da donare agli allevatori musulmani Peuls: ciò permetterà lo sviluppo di un’attività nel campo dell’allevamento quale fonte di guadagno ed autonomia.
Quanti viaggi realizzate in CentrAfrica?
I viaggi in Centrafrica vengono programmati in base alle esigenze dei vari progetti e della necessità di incontro con le autorità locali e internazionali. Mediamente si svolgono missioni di due settimane per una decina di volte all’anno, tra cui anche quelle dei volontari che vanno a prestare la loro opera per lavori di manutenzione, piccole costruzioni o di aiuto alla nostra responsabile paese Valentina Morini che è presente per la maggior parte dell’anno quale coordinatrice e direttrice dei progetti sulla base delle indicazioni del Consiglio direttivo dell’associazione.
Quali sono le difficoltà con le quali dovete combattere?
Le principali difficoltà sono legate alla diversa cultura della popolazione locale rispetto a quella europea. Si cerca sempre di trovare un equilibrio e un compromesso per evitare tensioni. Ci si trova spesso a combattere contro la richiesta di denaro per sostegno personale mentre l’Associazione ritiene importante far capire alla popolazione che è necessario non solo chiedere ma anche impegnarsi per ottenere un salario di sostentamento: si cerca quindi di far passare l’idea che l’Associazione e i suoi volontari non siano un istituto di credito a fondo perso (idea che genera quello che si definisce “carità che uccide”), ma siano un ente e persone capaci di trasferire loro istruzione e competenza che li possa rendere liberi intellettualmente per crearsi un futuro di crescita umana e professionale per se stessi e le loro famiglie. Purtroppo anche i rapporti con le istituzioni sono difficili poiché si fa fatica a far capire che tutto quello che si fa, lo si fa per il bene del Paese e della nazione: le difficoltà burocratiche e le continue richieste di denaro spesso rendono difficili i tempi di realizzazione dei progetti. Da ultimo non bisogna dimenticare il clima che spesso è causa di malattie e disagi dal punto di vista fisico.
Cosa la ha spinta a diventare parte integrante di questa Onlus?
Far parte di una associazione e diventare volontario è una missione difficile soprattutto nel garantire una continuità di lavoro ed impegno per raggiungere gli obiettivi della associazione. Credo che la spinta più forte sia venuta attraverso la consapevolezza che l’Associazione si sia posta degli obiettivi importanti per ridare una speranza nel futuro a tanti bambini centrafricani che nel corso della loro gioventù hanno visto tante guerre civili ed orrori che hanno lasciato un segno indelebile nel loro intimo. L’aiutare questo popolo in una terra che un recente reportage ha definito “il rifugio dei demoni”, potere donare il tuo tempo libero e vedere tanti sorrisi di bimbi che si accontentano di poco, ti riempie di gioia e ti aiuta ad andare avanti nella missione. Sapere che le tue mani non debbano più asciugare lacrime, ma dare una carezza ad un bimbo che sorride: questa è la cosa più bella che ti spinge a sentirti parte integrante di una Associazione con un grande progetto ove il limite lo vedono solo gli occhi con cui guardi il Paese.
La sua soddisfazione e gioia più grande?
La soddisfazione e la gioia è quella di vedere che i progetti dell’Associazione sono ormai diventati un punto di riferimento per la popolazione e le istituzioni centrafricane. Ciò significa che il grande impegno e lavoro svolto da tutti ha dato i suoi benefici: un piccolo granello piantato tanti anni fa comincia a crescere e dare i suoi frutti. Ogni missione lascia sempre un segno diverso ed un ricordo profondo per chi la vive. Le condizioni climatiche, di igiene e di vita presentano diverse criticità, ma ogni volta la voglia di tornare e far qualcosa per questo popolo si ripresenta ancora con più forza ed intensità. Sembra che nulla si muova e che ogni cosa resti immutata in questo Paese, che un recente reportage ha definito “il rifugio dei demoni”, una “terra rossa di ferro e di sangue, di guerra e miseria.” Ma ciò NON è vero. Pensare che oggi un bambino possa studiare e rendersi libero dai condizionamenti culturali, possa crescere con un controllo sanitario che gli consente una vita dignitosa e possa apprendere un lavoro per il proprio futuro, è l’esperienza più bella e grande che ognuno di noi possa vivere. La gioia più grande è la speranza in un futuro migliore per un popolo ritenuto il più povero fra tutti. La soddisfazione più grande è riuscire a coinvolgere sempre più sostenitori per un luogo dimenticato, silenzioso ma tanto simbolico.
I progetti per il 2019?
Tre sono i progetti più importanti. La necessitò di avere una clinica mobile che possa portare assistenza sanitaria sull’asse Bangui – M’Baiki – Zomea – Bagandou – Ngouma nella zona della foresta dei Pigmei. L’obiettivo specifico è il migliorare le condizioni di vita dei bambini che vivono nella prefettura della Lobaye garantendo così ad almeno 5.000 bambini (fascia di età 0-15 anni) l’accesso a servizi sanitari e ad analisi di laboratorio biomediche e microbiologiche gratuite, offerte dal centro sanitario Mama Carla di Bangui. Tali servizi verranno estesi ai villaggi dell’asse viario Bangui-Mbaiki da un’Unità Mobile appositamente attrezzata. L’iniziativa vuole così rispondere ai bisogni primari quali: assicurare cure gratuite per i pazienti; garantire la formazione continua del personale sanitario; aumentare il numero di analisi di laboratorio disponibili; attivare un servizio sanitario mobile per campagne di vaccinazione, fornitura cure primarie, campagne di sensibilizzazione igienico sanitaria. Le attività si svolgeranno grazie alla collaborazione con la Comunità di S.Egidio, che si occuperà principalmente delle donne in gravidanza e dei bambini affetti da HIV.
Inoltre, altra priorità è legata al Centro Ottico Anna nato nel 2018 all’interno del Centro Joie de Vivre di Bangui: la volontà è quella di realizzare una sala operatoria al fine di operare cataratta e glaucoma che colpiscono molti giovani africani. Questa esigenza si è ancora più accentuata dopo la visita di alcuni nostri volontari ottici in Repubblica Centrafricana: loro stessi hanno avuto modo di sperimentare una clinica locale presente sul territorio rendendosi conto delle scarse condizioni igieniche ed organizzative. Tutte le attività sanitarie saranno realizzate con l’approvazione e in cooperazione con il Ministero della Sanità della Repubblica Centrafricana al fine di rispondere efficacemente alle esigenze del Paese.
Infine, si cercherà di finire e realizzare il Progetto “la Scuola dei Mestieri” che ha già nel suo nome la sua stessa finalità: rappresenta la volontà di insegnare le tecniche più avanzate nell’apprendimento di un mestiere. Vuole essere un esperimento pedagogico qualitativo: anche se strettamente connesso al territorio, sarà uno strumento per combattere la disoccupazione e tutto ciò che di negativo ne deriva quale la fame, la morte, la necessità di lasciare il proprio Paese a qualsiasi costo. L’Associazione ha l’ambizione che la Scuola dei Mestieri possa diventare un polo di attrazione per i giovani di tutto il Paese. Inoltre, potrà essere identificata anche come la “Scuola della Cultura” grazie alla creazione di un’area polifunzionale dedicata a teatro, cinema e conferenze esercitando così sia un ruolo essenziale nel completamento funzionale che un ruolo di crescita culturale del Paese.
La Scuola sarà un contenitore che comprenderà:
i) la Scuola di formazione psicopedagogica Jean Paul II, già esistente da anni, unica scuola superiore del settore riconosciuta dallo Stato centrafricano e capace di formare insegnanti (la domanda addirittura supera l’offerta). Ad oggi questa Scuola è dislocata in un edificio a sé nel Centro La Joie de Vivre;
ii) la Scuola di Sartoria che si avvarrà della metodologia e dei programmi creati appositamente dall’Istituto Secoli di Milano;
iii) la Scuola di produzione di calzature, familiarmente chiamata la Scuola di Ciabattino;
iv) la Scuola di formazione di personale sanitario tra cui tecnici di laboratori, assistenti odontoiatrici, ottici ed optometrici;
v) una mensa per la formazione di cuochi e per l’insegnamento di una cultura di sicurezza alimentare e di una necessaria diversificazione alimentare;
vi) l’insegnamento di attività poli culturali quali il teatro, la visione di film e documentari, creando così un luogo di confronto tra le persone per favorire uno scambio culturale.
La finalità della Scuola dei Mestieri è di promuovere le attività di formazione ed occupazione, dando vita a figure professionali quali insegnanti, sarte e calzolai, tecnici sanitari, cuochi garantendo loro una professione che di conseguenza li renda meno soggette al rischio di entrare a far parte di attività illecite e pericolose. Avere la capacità, lavorando, di ottenere un sostentamento economico per migliorare le proprie condizioni di vita. Il lavoro garantisce dignità, rispetto di sé e degli altri, raggiungimento di un equilibrio e di un’autonomia e permette di combattere quella spirale di violenza che ha distrutto il Paese negli ultimi anni.
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