Editoriale Gennaio 2019 – Da cosa difenderci
Avevo pensato per un secondo scarso di fare il solito articoletto di inizio gennaio con i buoni propositi, ma il successivo secondo ho pensato, perché mai scrivere ciò che scrivono tutti, i luoghi comuni, l’avanguardia pura, tutto ciò che già sappiamo perfettamente da che abbiamo memorie di anni che iniziano? E allora no, memore della mia esperienza e da ciò che non vorrei, ecco una piccola lista di cose – e persone – frivole e anche no da cui difenderci con tutte le nostre forze. Avanti.
Le teste cotonate Anni ’80 – Torna puntuale come il temporale dopo ferragosto l’incursione nei mitici Anni ’80, di cui io terrei a cuore solo la spensieratezza e la Milano da bere. Ma di teste cotonate, capelli frisé e ciocche che sembrano la coda di un cavallo triste anche no per favore. Abbiamo fatto tanto per liberarcene. Suvvia, perché insistere?
Le persone che si sposano o partoriscono e credono di essere le uniche al mondo a farlo – Fermo restando che sposarsi con l’anima gemella – si spera – o partorire prole – desiderata of course – siano cose meravigliose da fare, ciò che non sopporto è la veemenza con cui in genere si viene stressati da questi lieti eventi. Sono migliaia di anni che la gente si sposa, sono milioni di anni che l’essere umano procrea, insomma non c’è da stupirsi, no? Quindi, se io leggo partecipazioni nuziali senza entusiasmo o vedo bei pargoletti, ma senza desiderio di strepitarne, fatevene una ragione. A parte le persone più care della mia vita che si sposano, del resto non me ne frega molto. A parte i figlioletti di persone che fanno parte davvero della mia vita, del resto francamente non sento tutta sta partecipazione. Ricordate poi che se mi chiamano Erode, un motivo ci sarà.
Il vino scadente – Ora io non capisco perché bere male. Bere è un piacere, deve fare bene, non deve spedirti a letto con il bruciore di stomaco, deve farti toccare piacevolmente le stelle, deve essere un meraviglioso rito. Orsù. Come potete pensare che una bottiglia da 1 euro e mezzo possa essere vino buono e speciale, quando nemmeno il vetro della bottiglia ci comprate? D’accordo, sono circondata da Sommelier tra parenti e amici e da gente che beve bene da vent’anni, ma onestamente tutti dovrebbero fare un piccolo corso di buon bere. Ne va anche della salute eh.
Le gattemorte – Ne ho parlato lungamente su Facebook di queste donnette che vivono per rubare il marito altrui, per rompere le tonsille di poveri cristi specialmente in crisi sentimentali, meglio se separati ma non ancora divorziati – che poi viene a mancare il gusto di fregare l’uomo altrui – e se proprio vogliamo rasentare l’orrore, i vedovi con pensioni da cui attingere a piene mani. Le gattemorte sono così, ti infarciscono la testa con frasi fatte e luoghi comuni che pure quelli che scrivono le frasi dei Baci Perugina hanno attacchi glicemici da insulina, si appioppano alle calcagna facendo credere che sono le paladine dell’amore e della giustizia, massacrano con mail, whatsapp e messenger di messaggi mielosi sul senso della vita, sul ricucire con il loro amore le ferite dei drammi altrui, chiedono incontri, assillano. Se poi il malcapitato per fortuna si rende conto, loro diventano aspre, intasano la time line con messaggi contro il genere umano, non vogliono essere solo amiche perché no, la gattamorta deve compiere il suo scopo. Rubare l’uomo di un’altra. Terra principale di conquista è Facebook, le foto in bikini o succinte sono le preferite, ma anche quelle di quando avevano vent’anni in meno. Insomma, si salvi chi può.
I gattimorti – Sono la versione maschile delle sfigate di cui sopra. Da questi bisogna non solo difendersi, ma bloccarli, eliminarli, sterminarli. Sono quelli che ti chiedono l’amicizia e dopo un nano secondo ti arriva il messaggio “Buongiorno Principessa” cui tu faresti seguire a ruota uno scoppio di kalashnikov. Sono quelli che come pubblichi una foto ti arrivano messaggi che il miele al confronto è amaro, sono quelli che in genere hanno foto di 50 anni fa sulla loro immagine del profilo. Sono l’emblema della sfiga. Bloccare prima che inizino a stalkerare è la cosa migliore da fare, anche qui i social sono i terreni preferiti e stiamo attente, che di gentaglia ne è troppo piena il mondo.
Le unghie appuntite in technicolor – C’è una moda che va perpetrandosi da tempo: quelle orribili unghie colorate diversamente, meglio se appuntite, di solito poi sbeccate. Ora, fermo restando che io continuo a non capire come sia possibile che possa piacere avere unghie che sembrano fette di pane da toast, e per di più con attaccate perline o strass o orrori vari, ultimamente sto vedendo le forme cambiare diventando sempre più appuntite o a mandorla, come poeticamente vogliono farsi chiamare. Da questo obbrobrio dovremmo farci difendere tutti, maschi compresi perché non ho immagine di sensuali carezze con quell’armamentario sulle dita.
Quelli che non si palesano ma spiano ogni riga che scrivi sui social – Da questa tipologia di gentaglia più che difenderci, dobbiamo ignorarla. Sono tanti, sembrano lo squadrone della morte, sono silenziosi, subdoli, non ti cancellano dagli amici perché vogliono vedere ogni cosa che tu scrivi, non ti mettono un like nemmeno se comunicassi che sei in punto di morte e ciao a tutti, niente. Loro osservano, guardano, di solito schiumano, ma sono invisibili. Talmente invisibili che ne percepisci la presenza in maniera così tangibile che ne senti il fiato sul collo. In genere sono poveracci, un po’ sfigati, che vorrebbero fare almeno un centesimo di quello che fai tu. Ignorare è la parola d’ordine.
La maleducazione – Da qui dobbiamo difenderci cercando di praticare la buona educazione. Non c’è altro da fare. Dilaga in grandi e piccini, noi cerchiamo di portare pazienza e comportarci come sempre. D’altronde, se siamo un po’ educati è perché l’educazione ci è stata insegnata. D’altronde, se certi ragazzini prendessero le botte che ho preso io da piccola quando ero una personcina assai tremenda, sarebbero tutti al telefono azzurro. Suvvia, mi piace sempre ricordare che i bambini e i ragazzini non sono gatti egizi da adorare, ma piccole persone cui insegnare a stare al mondo.
Quelli che si fermano all’apparenza – Qui potrei aprire un libro, ma sono certa anche voi. Molta gente non ha chiaro che sui social appare ciò che tu vuoi fare vedere e leggere. Che molte cose le tieni per te o quantomeno l’apparenza di ciò che si vede può essere lavoro, marketing, provocazione. Mi fa ormai sorridere amaramente che molta gente pensi che ciò che faccio vedere sia esclusivamente la mia vita. Non vanno oltre, non gliene frega niente, seguitano ad invidiare, ma naturalmente invidiano solo ciò che vogliono. Per certa gente a me non è accaduto nulla. Chi mi conosce sa ciò che ho passato negli ultimi anni, ma ci sono persone che pensano che a me non sia fondamentalmente successo nulla. Amano fermarsi a ciò che vedono, mi è stato detto che io faccio la bella vita e altre frasi similari. Un conto è quando queste frasi sono filtrate nel giusto modo. Un conto è quando sono dette e pensate da beceri individui che come unica occupazione hanno quella di guardare nel portafoglio altrui, nelle tasche altrui, nella vita altrui. Da questa gente vi dovete difendere eliminandole dalla vostra vita.
Il rossetto sbavato – Esistono delle matite stupende, donne, che impediscono questa orribile cosa che prende il nome di migrazione. Che non è quella degli stormi d’ottobre che volano verso il caldo, ma sono quelle righe di rossetto rosso che si formano intorno alle labbra donando un look talmente trasandato e volgare che dovrebbe essere proibito dalla legge. Dai, non è una cosa difficile prendersi cura del proprio aspetto.
I finti amici – Chi non li ha mai avuti? Sono quelli che ti sono stati intorno per prenderti cose, sfruttarti, rubarti contatti, raschiare il barile con i tuoi scarti. Perché questo è. Gente poveretta che da sola non sarebbe mai andata da nessuna parte, ma che ti si è appiccicata come una pianta parassita per prendere tutto quello che poteva. Gente che ha fatto finta di piangere insieme a te, gente che si professava parte della famiglia – scappare a gambe levate da chi ti chiama sorella dopo un mese che ti conosce please – gente che pur di non pagarti pochi spiccioli si fa passare per pazza, gente che ti scrivono uffici stampa per assicurarti che non hai nulla a che fare con loro e così via. La Black List della poracceria è infinita, da questa categoria ci si difende bene se si ha imparato la lezione: dovremmo avere imparato a riconoscerli a fiuto.
Per tutto il resto, difendiamoci da ciò che semplicemente non vogliamo nella nostra vita. Da ciò che non ci fa stare bene, da ciò che non è nelle nostre corde. E ricordiamocelo sempre, per certa gente.
Che non c’è trippa per gatti.
Photo Cover Chiara Gasbarri