Editoriale Aprile 2018 – Dell’arte di lasciare andare
Lasciare andare è una delle cose più difficili del mondo, se non si è propensi a farlo istintivamente. Lasciare andare è sentire scivolare via dalle dita, come sabbia fine, molte di quelle cose che ci sono appartenute, per non parlare delle persone della nostra vita che a volte ci lasciano, per scelta o per forza di cose.
Anticipo subito che questo non sarà ne vuole essere un editoriale velato di tristezza, anzi, l’esatto contrario. Mi sono resa conto di quanto ho imparato a lasciare andare negli ultimi anni e questa cosa ha sorpreso anche me. E non immaginate quanto può fare bene.
Persone che hanno fatto parte di anni della mia vita e che poi si sono volatilizzate nel vuoto, sparite tra i labirinti di altre strade. Persone che mi sono state letteralmente appiccicate sino a che ne avevano bisogno e poi sono evaporate nel nulla, o quelle che ti seguono nel tuo percorso di dolore cospargendoti di piagnistei e finta compassione e poi, come vedono che stai meglio, o iniziano a giudicare o semplicemente spariscono perché il loro esistere dipende dalle tragedie altrui, mentre vedono la serenità come il diavolo vede l’acqua santa. Ci sono davvero persone così e sono veramente felice di averle perse perché hanno la stessa funzione dei parassiti che si attaccano alle piante.
Lasciare andare con consapevolezza è un buon imparare, ci vuole tanto tempo e una buona dose di sofferenza, ma alla fine ricompensa.
Poi ci sono le cose, le cose per cui una buona parte di mondo strepita di possedere, le cose per cui intere famiglie si dividono e fratelli e sorelle magari non si parlano per un pezzo di terra o un servizio di piatti, tanto per dire, dimenticandosi che tutta sta roba nella tomba non la porteranno. E ci sono anche le cose che è terapeutico lasciare andare via, perché il loro tempo lo hanno vissuto e accompagnato, ed è ora di voltare pagina.
Quindi si, sono riuscita a lasciare andare via persone. Chi con estremo dolore – ma che so ringraziarmi di questo essere riuscita ad averlo lasciato libero – e chi con totale indifferenza e addirittura piacere, quasi una liberazione.
E sono riuscita a lasciare andare via cose. L’arredamento della mia camera da letto sta per andarsene via per sempre insieme a comodini e tappeti, insieme a quadri e vestiti, a bigiotteria e cose che non uso più. Arriveranno cose nuove a scandire il tempo che ho ancora da spendere, cose che iniziano a vivere di altro respiro nel tempo che sarà loro concesso.
Ho buttato dei sacchi di cose vecchie e delle pile di riviste e cose ammassate li, tanto per essere tenute. Ho portato in cantina scatole con ricordi che devono volare sereni ovunque vogliano, ho regalato cose. Ho raccolto una pila infinita di cartelle mediche ed esami e quant’altro, e andrò a bruciarli lontano, in un angolo di prato, che ricordare il dolore non serve a nulla se non alimentarlo.
Ho pianto nel fare molte di queste cose, certo. Ma poi mi sono sentita libera e più leggera. Più consapevole della persona che sono diventata, delle mie priorità, di tutto ciò che so esserci nella mia anima, di quel lato tanto nascosto e che non appare in pubblico, ma solo nel mio privato più profondo.
Perché l’arte di lasciare andare è un passaggio obbligato della vita, è imparare ad avere mente e cuore puliti e non appesantiti dal nostro fardello. Intanto quello c’è e sarà sempre nel nostro bagaglio di esperienza che deve renderci persone migliori.
Alleggerirsi, circondarsi solo di persone che vibrano sulla stessa frequenza e di cose che fanno sentire bene, e fare di questo spazio un contenitore per il nuovo, con delicatezza.
Ciò che è, appunto, l’arte del lasciare andare.
Photo Credit Nixi Hess