Editoriale Marzo 2018: di paragoni e perché mai farli.
Sono piuttosto in allineamento con l’editoriale di marzo, io che in genere lo pubblico verso la metà del mese, ma stanno cambiando – ancora – alcune cose e quindi mi sono anticipata. Innanzi tutto vorrei ringraziare le decine di persone che mi seguono in questo spazio e mi hanno scritto messaggi molto belli a riguardo: sono contenta che le mie farneticazioni trovino la vostra approvazione.
Di paragoni, dicevo. Mai come in questi ultimi giorni hanno trovato spazio in ogni dove, e mai i paragoni sono così odiosi e insopportabili.
Mi ha dato spunto una conversazione in cui una persona speciale mi raccontava come, nello scrivere un nuovo libro, sentisse il peso del precedente, quasi una sorta di paragone appunto tra quello che deve nascere e quello che già c’è. Due libri, a parere mio, che mai andranno paragonati l’uno all’altro proprio perché saranno diversi, ognuno con una propria vita a se stante e un proprio percorso ben preciso.
E poi, tornando verso terra terra e reduce da una fantasiosa Fashion Week – per esempio – ecco una valanga di paragoni di ben altro genere, tra moda e luoghi comuni, tra noiose abitudini di chi per forza deve trovare analogie, o non trovarle. Quindi tutti a sindacare perché questa collezione di abiti è peggiore della precedente – o migliore – e tutti a ergersi paladini di stile, o tutti a sbraitare sguaiatamente su qualsiasi cambiamento tanto per dire a forza qualcosa, meglio se negativo naturalmente.
Tutti a paragonare senza capire che è bello accettare che le cose possano cambiare. In meglio o in peggio, ma le cose cambiano.
Ora, la faccio breve perché sui siti oltre le 300 parole non ti leggono più manco se preghi – che la gente legge sempre meno è dato di fatto – ma una cosa mi viene da dire. Accettare diversità e cambiamenti non è una buona regola per potere essere più ottimisti e propositivi nei confronti della Vita stessa? Bisogna sempre e per forza paragonare o paragonarsi a qualcosa per trovare logiche?
Essere paragonati è orribile. Mia nonna per esempio mi paragonava alla bambina dei vicini che era sempre più ordinata, ben vestita, ubbidiente ed educata di me: ovvio che questa poveretta io la avrei sterminata con la fiamma ossidrica. Smettiamola di paragonare e prendiamo atto che ogni cosa ha una sua vita è un suo perché.
É come per l’amore: può essere una persona paragonata a un’altra? No, mai. Ognuno è un individuo unico e speciale e irripetibile, imparagonabile a un altro, trova semplicemente il suo tempo e il suo spazio nel momento in cui gli è concesso di farlo.
E senza addentrarci in argomenti più delicati e filosofici, di fatto, si provi a smettere di paragonare. Provate a smettere di farcire le bacheche social con paragoni di questo e di quello, odiosi, pruriginosi, fatti apposta per denigrare.
Abbiate accettazione per quello che arriva di nuovo: è un buon modo di #sapervivere.