Editoriale Gennaio 2018 – Della temperanza.
Che poi è l’arte della moderazione, del giusto equilibrio, ossia di tutto ciò che manca molto in questi momenti così scanditi inesorabilmente da un mondo social sempre più strillone e ciarlatano. Ed è ovvio che parlo di social, considerando che ci sono immersa sino all’osso e che grazie ai social ho un lavoro che mi piace e che mi ha dato molto più di quello che mi aspettassi, che chiedessi, che immaginassi.
Ogni volta mi trovo a pensare che ciò che scrivo sia una metafora di quello che accade fuori: d’altronde il 4 marzo si va a votare e mai come adesso si dovrebbe invocarla, la temperanza. Ma il mio sito non è un contenitore ne di attualità ne politico ne tantomeno lo diverrà mai. Qui si resta leggeri. È un contenitore Lifestyle da sempre, da molto prima che tante wannabe trasformassero il loro blog da Fashion a Lifestyle, da Beauty a Lifestyle, da Vattelapesca a Lifestyle. Perché molte intendono – male – che avere un sito Lifestyle sia la chiave di volta per l’arte dell’arraffo.
E invece no. Di grazia.
Per questo che il fenomeno blogger è già vecchio e ritrito ed è allo sbando e molte già lamentano che non si emerge. Ma come fare ad emergere in un contesto dove si strilla senza ritegno autoincensandosi, dove si promettono risultati che mai arriveranno, dove si copia non un mood – che quello sarebbe ottimo – ma le idee degli altri facendole proprie?
Starò certamente invecchiando e francamente mi prendo il lusso – riservandomi la prima fila – di guardare ciò che accade nella selva senza controllo di chi smodatamente sgomita per arraffare quanto più possibile, ingorda di viaggi e vestiti e cosmetici gratis, perché ciò che conta è avere a sbaffo, mica essere un’identità riconoscibile e con carattere. Non conta essere, conta avere, sempre. Conta ostentare e (di)mostrare, conta comprare e poi fare finta di avere ricevuto, conta sbandierare shopping bag blasonate, conta l’apparenza futile di una cometa che, come accade nello spazio, tu vedi brillare ma di fatto già non esiste più.
E allora io mi allontano da tutto questo strepitare, da questa confusione insopportabile e mi tacciano di essere algida e snob, di non “darmi” come dovrei, di essere altera. Ma ragazzi, ben venga tutto questo se tiene lontano da una folla che segue la corrente a seconda del vento, che urla invece di parlare, che si abbuffa come ai festini romani per poi vomitare idiozia e ricominciare. Io ne resto assai lontana.
E quando mi chiedono come fare, come lavorare, come distinguersi, io dico.
Vince chi rallenta. Vince chi osserva da lontano, chi sorpassa senza fare rumore, chi con delicatezza dice no. Vince chi preferisce essere. Chi rinuncia a qualcosa. Vince chi pratica l’arte della moderazione in tutto: dalle parole al mostrarsi. Vince chi sussurra e sfiora. Vince chi la pratica con maestria.
La temperanza.