Ciao 2017.
Sei stato un anno difficile. Tanto difficile. Forse ad oggi l’anno più difficile della mia vita.
Perché il 2016 terminava con un percorso di quasi quattro anni di sofferenza, di vita vissuta sul filo di un equilibrista molto poco allenato, di vita che regalava immensa speranza e dopo te le toglieva con violenza, strappando la pelle dalla carne viva. E quindi il dolore era troppo forte per poterlo addolcire.
Il 2017 ha iniziato questo processo, di ammorbidire il corso della vita, di cercare di allontanare i ricordi orribili che però ogni tanto vengono a galla gorgogliando e esigendo attenzione. D’altronde, per uscirne del tutto, bisogna passarci in mezzo al buio profondo e alle sabbie mobili insidiose.
E tu, 2017, sei stato proprio così. Un farmi vagare nel mondo dei morti per molto tempo. Sei stato il buco nero del tunnel della memoria e della speranza disattesa, della rabbia e dell’impotenza, del desiderio di uscirne e di riscivolarvi dentro. Sei stato un parto di quelli tremendi, dove lentamente e con male atroce sono riuscita a tirare fuori tanto di quel dolore che mi sembra impossibile poterne contenere così tanto. Ma tra tanti alti e bassi ce la sto facendo, e tu inesorabile sei andato avanti con il tuo tempo, imperturbabile.
Poi mi hai regalato luce inaspettata, che quasi mi ha stordita da tanto non ne vedevo più e gli occhi non erano abituati e mi hai presa letteralmente in contropiede e impreparata. Quindi sei stato anche generoso. E si sa, con le bellezze e con i regali della vita bisogna avere tanta di quella gratitudine, bisogna imparare di nuovo a sorriderne, bisogna fare spazio e ringraziare il cielo che c’è sempre una stella che si nasconde nel buio, e tu non lo sai, non lo immagini nemmeno.
E quindi te ne vai 2017, e io ho preso decisioni importanti. Ho lasciato un lavoro che mi era diventato pesante per dedicarmi a fare solo quello che amo: scrivere e viaggiare. Guardare con occhi senza veli davanti e scrivere senza imposizioni, ma con libertà. Mi hai regalato la possibilità di seguire una strada non dico più facile, ma più bella per me. E più larga, dove posso portare con me le persone del mio cuore.
Mi hai fatto viaggiare parecchio, i primi tuoi mesi li ho vissuti scappando ed infatti a settembre mi hai presentato il conto. L’ho pagato. Adesso posso andare avanti lenta, con passo un poco più sicuro, anche se so che forse non sono ancora del tutto fuori pericolo. Ma chi, chi in fondo vive fuori pericolo? Chi mai può dire di vivere al calduccio del comfort dell’immunità alla sofferenza? Nessuno sarà mai fuori pericolo e quindi mi viene da ridere a pensare a tutte quelle persone piene di sicurezze. Certezze. Sono ridicole, o forse sono solo deboli, alla ricerca di qualcosa di sicuro nella loro mente.
Mi dispiace dirlo, o meglio scriverlo, ma solo chi come me ha navigato in acque placide e tranquille e alla fine uno tsunami gli ha distrutto la bella barca su cui veleggiava, ecco solo loro possono sapere come fare a ricostruirsi una zattera e riprendere la navigazione. Che all’inizio non sarà mai confortevole, e ancora si cadrà in acqua anche quando non ce lo aspettiamo più. Ma piano piano, giorno dopo giorno, la zattera diverrà più sicura. Noi ci staremo con più destrezza. Riusciremo addirittura a renderla più bella, sino a ricostruire una barca vera e propria, a tempo debito.
E quindi mi hai insegnato ad andare in mare aperto, 2017 un po’ stronzo e sorprendente. Mi hai anche riportato in vita, e lo sai bene. E poi ci sono stati mesi in Svizzera, e weekend a Catania, e lunghi giorni a Portofino e Taormina. Poi c’è stata New York e la neve. E poi Montecarlo e Cap d’Ail, e tante volte Milano. E la mia amata Roma, insieme al paesello il mio punto di ritorno e di partenza. E poi c’è stata la Sardegna e la Toscana con i loro angoli di paradiso, e poi Venezia e il Lago di Garda. E poi Riccione e la Slovenia e poi ancora Cipro, queste ultime due scoperte bellissime.
Poi c’è stata la mia lezione in Università Bocconi, per raccontare come il mio blog è diventato un sito e un lavoro, e dopo ancora la mia lecture allo IED di Roma: se mi avessero mai detto che due realtà simili mi avrebbero invitata per parlare di Della Classe, avrei riso.
Poi ci sono stati nuovi meravigliosi lavori di Ambassador che mi porterò dietro nei prossimi mesi.
Mi hai messa alla prova 2017. Ti ho odiato tanto sai. Poi sei diventato più dolce e ti ho guardato con occhi diversi.
Non so come sarà il tuo collega 2018, ma francamente non me ne frega niente. Non mi interessa più programmare la vita, fare progetti a lunga scadenza. Mi interessa viverla, giorno dopo giorno, qui e ora.
Questo mi hai insegnato 2017, a vivere adesso. A portare i ricordi di ciò che è stato nel cuore, a tenerli li amorevolmente come è giusto e bello che sia. A fare spazio al nuovo, con estrema delicatezza, perché fare spazio significa avere ancora vita da vivere e condividere.
Grazie 2017, sei stato un giro di boa, una mare mosso e spesso tempestoso.
Grazie.
Mi hai insegnato a veleggiare.
Photo Nixi Hess