Marina di Guardo
Partiamo dal presupposto che Marina di Guardo è una mia amica. Una di quelle persone che ci sono sempre, che fanno parte della mia vita, che mi regalano affetto incondizionato. Tutto inizia con Chiara (Ferragni) a cui mi lega un’altra splendida amicizia da anni ormai, un’amicizia che precede di molto la sua fama planetaria e pertanto, quindi, un’amicizia autentica e disinteressata. Grazie a Chiara conosco Marina e da quel momento, per noi due, è amore a prima vista. È feeling, condivisione, confidenza ma soprattutto affetto incredibile. Sono telefonate al mattino presto, messaggi a intermittenza e quel sentirsi vicine che così facile non è, anche se la lontananza e i tanti impegni ci tengono separate. La presentazione a Roma del suo libro Non mi spezzi le ali ho avuto il privilegio di curarla e moderarla io, la cena intima in quattro con il suo compagno (adorabile) ed il mio Franco sulla terrazza romana di Flavio al Velavevodetto resterà per sempre nel mio cuore.
Dopo questa lunga premessa è per me una gioia autentica potere presentare su Della Classe il nuovo lavoro di Marina di Guardo edito da Mondadori, il romanzo Com’è giusto che sia. Protagonista è Dalia, una giovane e bellissima ragazza la cui madre ha subito una grave violenza, violenza di cui lei è stata testimone. La ragazza decide quindi di vendicare tutte le donne colpendo con la stessa violenza gli uomini sino a quando il destino bussa alla sua porta e Dalia si innamora, scopre qualcosa del suo passato che è ancora più sconvolgente e le carte si rovesciano una volta ancora. Grandi colpi di scena e belle atmosfere milanesi danno il tocco finale a questo romanzo, decisamente coinvolgente.
Ho voluto porre alcune domande a Marina, per scoprire e raccontarvi qualcosa di più di lei e del suo mondo.
Un nuovo libro, un thriller, un genere che ti si addice, leggendo anche i tuoi ultimi lavori. È una scelta ponderata o è stata spontanea?
Ho sempre amato il genere thriller, dal punto di vista letterario e cinematografico. Quando ho iniziato a scrivere, pensavo di non avere la capacità di scrivere storie in cui la trama e l’aspetto psicologico si muovano seguendo determinati meccanismi, ben codificati come accade per il giallo, il noir e il thriller. Con il secondo dei miei romanzi, ho compiuto la svolta. Mi sono decisa a ideare un finale noir che lasci di stucco il lettore. Da lì, ho capito che forse ero pronta.
La violenza sulle donne, un mood purtroppo molto attuale. È stato doloroso mettere nero su bianco questo argomento?
Molto doloroso. conosco molte donne che ne sono state vittima. La violenza può essere di molti tipi, sia fisica che psicologica. In entrambe le situazioni, lascia svuotate e senza voglia di vivere. Volevo raccontare quello che si può provare, di come ci si deve ribellare, imparando a volersi bene.
Scrivi da sempre. Quando hai capito che poteva essere più di un piacere personale, ma un vero è proprio lavoro?
Sin da bambina amavo scrivere. Da quando ho pubblicato il mio primo romanzo e ho cominciato a presentarlo in tutta Italia, ho capito che forse il mio sogno poteva avverarsi.
C’è un libro che hai letto e ti ha segnata profondamente?
La Storia di Elsa Morante. Ero una ragazzina, ma Useppe, il figlio della protagonista non mi ha più lasciato…
C’è invece un tuo lavoro al quale sei particolarmente legata?
Per me è sempre l’ultimo arrivato, in questo caso Com’è giusto che sia, una storia molto intensa e forte.
Le tue figlie ti hanno sempre sostenuta. Quanto è importante per te la loro approvazione? Quanto di loro c’è, in te? E quanto di te vedi, in loro?
Se ho cominciato a credere nella scrittura, il merito è delle mie ragazze. Mi hanno sempre sostenuta e incoraggiata. La loro approvazione è basilare, mi conoscono nel profondo e sanno cosa è meglio per me. In loro c’è molto della loro mamma: la curiosità, la voglia di esplorare il mondo, l’intraprendenza, la sensibilità, l’amore per il bello e il senso di giustizia.
La moda, i viaggi e la fotografia: grandi passioni e lavori nella tua vita.
La moda è stata una grande passione sin da bambina, poi è divenuta un lavoro e adesso una sorprendente scoperta vista attraverso gli occhi delle mie ragazze. I viaggi sono la mia linfa vitale, non è necessario organizzare tratte intercontinentali, basta una gita fuori porta. La fotografia, un modo di trasfigurare la realtà, di cristallizzarla in attimo fissato per sempre.
Il tuo futuro: cosa ti riserva?
Spero dei progressi in campo letterario e serenità