FRANCO DE VITA
Quando ho concordato l’intervista con il Maestro Franco De Vita, ero felice ed al tempo stesso timorosa. Felice perché avrei parlato di danza, arte e musica che hanno fatto parte – e in fondo ne faranno sempre – della mia vita in maniera molto significativa, timorosa perché quando sai che ti troverai a parlare con colui che è una vera e propria istituzione nel panorama della danza mondiale, il Direttore uscente del JKO School dell’ American Ballet Theatre, beh, una sorta di timore reverenziale risulta spontaneo. Nulla di più errato: Franco De Vita è una persona che riesce ad esprimere dolcezza e amore nonostante l’autorevolezza che emana il suo portamento. Ho amato molto ascoltare il racconto di momenti salienti della sua incredibile vita che lo ha portato ad esibirsi in tutto il mondo, nei più prestigiosi teatri, e a divenire l’artefice insieme a Raymond Lukens di un metodo di insegnamento che ha riscontrato un successo planetario. Ma andiamo per ordine.
Franco De Vita ha origini italiane, i primi passi nel mondo del balletto li ha fatti in Belgio, dove viveva. In realtà il suo sogno di bambino era quello di ballare il liscio – poi c’è anche il sogno di adulto di fare il coiffeur, ma questa è un’altra storia – mentre invece inizia lo studio in Conservatorio e viene immediatamente catapultato in scena: dopo lo spettacolo sa con certezza che è proprio questo quello che vuole fare nella vita, ha solo nove anni ma le sue idee sono chiarissime: la meraviglia che si respira all’interno del teatro e della compagnia di danza, il profumo del palcoscenico e dei tessuti, le luci che si accendono sono la magia che lo incanta e resterà indelebile nella sua anima.
Inizia quindi il suo percorso di studio serrato ed intenso, ma senza farsi sopraffare da ciò che in genere nella mente comune viene identificato come grande sacrificio. Per il Maestro i sacrifici sono relativi e quando ciò che si fa viene affrontato con gioia e piacere il sacrificio non è più tale. Eccolo dunque a quindici anni essere apprendista in Compagnia e a diciassette diventarne membro ufficiale sino ai ventuno, dopodiché inizia a viaggiare alla volta dei teatri di Germania, Francia, Italia, forgiando sempre più il proprio essere e le proprie ali.
Due città lasceranno in lui un segno forte, due città agli antipodi: Firenze e New York. Firenze inizia come una semplice vacanza di due settimane: ci resterà diciotto anni sino a che il destino non bussa ancora alla sua porta per condurlo negli Stati Uniti – dove vive da ventun anni – e inizia di fatto il suo sogno americano, prima con l’invito di una Compagnia di Danza in Connecticut che stava nascendo, poi con un periodo fitto di insegnamento a New York all’Alvin Ailey American Dancer Theater e poi con l’American Ballet Theatre, passando da Calgary e Boston.
L’American Ballet Theatre è stato un segno importante del destino, una scuola nata da pochissimo e ancora tutta in divenire, prenderne la direzione è stata per Franco De Vita una sfida meravigliosa: in undici anni i sedici allievi della prima ora sono diventati quattrocento. Il rispetto per la danza classica e per la tradizione hanno decisamente funzionato generando un nuovo progetto importantissimo, un nuovo concept di insegnamento. Franco De Vita insieme al collega Raymond Lukens hanno creato ABT’s National Training Curriculum, una formazione per allievi e successivamente insegnanti: ad oggi ci sono 1.400 insegnanti in tutto il mondo certificati. In sostanza si tratta di una Guide Line nella quale ogni anno si approfondiscono materiali ed aspetti diversi, i docenti hanno la massima libertà di interpretazione, il Curriculum fondato da metodo De Vita-Lukens non ha imposizioni di Syllabus, ma solo linee guida che lasciano spazio all’interpretazione senza snaturare la creatività degli insegnanti, tutto ciò sempre nel più grande rispetto delle fondamenta di una solida base di formazione per i giovani danzatori.
L’insegnamento è fonte di gioia immensa per De Vita, racconta che le sue audizioni durano una settimana di modo da riuscire a capire le varie sfaccettature dell’allievo, la coordinazione, la sua fisicità e musicalità, l’intreccio tra corpo e mente, la luce che emana e le reazioni tra allievo ed insegnante. Gli brillano gli occhi quando ricorda i suoi ragazzi danzare insieme, ognuno con la propria personalità e mai omologati, una luce di fierezza gli attraversa lo sguardo quando mi racconta di come è importante trasmettere la disciplina e mai il terrore e come fa bene al cuore percepire il rispetto e la voglia di fare e la reazione di chi la danza la sente nell’anima, dai bambini ai grandi professionisti compreso chi non è un talento, ma dona tutto quello che ha per potersi avvicinare all’attitudine che lo ha condotto al balletto. Si sente tra l’inflessione della voce e il ritmo del respiro, quanto quest’uomo ami insegnare e quanto amore abbia per le sue creature.
A maggio si è ritirato dalla direzione del JKO School of American Ballet Theatre, ma i progetti in divenire sono molti, oltre a continuare a gestire le Guide Lines per i docenti. Ci sarà una nuova sessione di insegnamento all’Alvin Ailey, esami ad Hong Kong e la Cina a fine novembre per una settimana di insegnamento alla Scuola di Beijing. Il nuovo anno sarà ancora in giro tra Stati Uniti, Italia, Svizzera per Master Class, Esami e Corsi di perfezionamento. Ci sono due viaggi d’ispirazione che il maestro ha nei suoi desideri: il Giappone per la sua disciplina e il Brasile per i suoi talenti.
Gli chiedo cosa una personalità come lui avrebbe voluto fare nella danza e non ha fatto, lui mi risponde ridendo che si, c’è una cosa che non ha fatto: le commedie musicali a Broadway! Le ha fatte in Germania, ma non a Broadway. In ogni caso, ndr, le ha comunque danzate! Franco De Vita è una persona speciale, in pace con se stesso e con il mondo, consapevole di avere vissuto la vita che voleva e di avere fatto le cose che desiderava più al mondo. Ha trovato la sua America, si è inventato, ha ricevuto tantissimo, è riuscito a dare e ad essere se stesso senza mai alterare la propria personalità. Si chiama fortuna, destino, trovarsi al momento giusto al posto giusto, sogno americano… ma si chiama anche vita, consapevolezza, dedizione, voglia di mettersi sempre in discussione e voglia di vivere con amore.
Seguire i propri sogni e cercare di realizzarli. Questo è il consiglio del Maestro per ogni persona che vuole avvicinarsi alla danza. Volerlo con tutto il cuore, pensare al sacrificio che si tramuta in gioia, non avere paura. L’età nella quale si vede se c’è la possibilità di avere una carriera ed un ruolo importante nella danza è dieci anni per le bimbe e un po’ più tardi per i bambini, si pensi solo che Nureyev ha iniziato a diciassette anni. L’importante, e Franco De Vita lo sottolinea ancora, è la passione grande per ciò che si fa, regalandosi possibilità.
Mentre lo saluto mi ringrazia, sorride e mi sussurra: “Lavorare con i giovani è una cosa meravigliosa: dimentichi che invecchi.”
Grazie Maestro.
Un ringraziamento speciale va ad Alessandra Barcali Ashkenazy che mi ha ospitato nella sua Accademia Ashkenazy Ballet Center di Caslano, nella Svizzera Italiana. L’Accademia ha un ruolo importantissimo ed attivo nella realtà della Danza in Svizzera: oltre ad un serrato ed entusiasmante lavoro di tutto l’anno ospita costantemente grandi nomi della danza mondiale che vengono qui a tenere corsi e master classes.