Alberto Pirozzini, una Splendida avventura.
Il cambio della guardia, regale e sontuoso, è avvenuto anche al Belmond Hotel Splendido nel mese di agosto, quando Alberto Pirozzini diventa Managing Director succedendo a Ermes de Megni.
Per oltre 27 anni tra Stati Uniti, Bahamas, Caraibi, Isole Cayman e lavorando nel mondo dell’hôtellerie di lusso (Four Seasons e The Ritz-Carlton tra gli altri), Alberto porta con se un bagaglio culturale e di esperienza enorme. Torna in Italia assumendo il ruolo di Area General Manager per Pellicano Hotels e in agosto approda a Portofino, in una delle baie più celebri al mondo.
Un nuovo inizio, una nuova era dello Splendido che si proietta nel futuro grazie a quello che è stato nel corso del tempo.
Come ti senti a prendere in mano le redini di uno degli hotel più iconici del globo?
Sono sempre stato attratto da nuovi progetti e cambiamenti, nel corso della mia carriera ho aperto diversi hotel in giro per il mondo. Questa occasione che vede lo Splendido affrontare un restyling nei prossimi anni rinnovandolo completamente come mai era accaduto era una opportunità imperdibile e una grande sfida, come per altro succedere a Ermes (de Megni) dopo tanti anni. Mi sento un pilota di Formula Uno che guida una Ferrari.
Chi è Alberto Pirozzini?
Sono un italiano, per me una grande fortuna, nato in Piemonte, precisamente in Val d’Ossola. Ho sempre amato viaggiare, mi sono trasferito giovanissimo negli Stati Uniti e ho iniziato la mia carriera lavorando in hotel 5 stelle. Qui ho capito l’importanza di essere italiano: lo charme e il savoir faire della mia nazionalità si sposavano benissimo con la capacità tecnica e professionale tipica degli States, più pragmatica e funzionale della nostra. Noi italiani abbiamo un grande talento oltre un patrimonio immane, se solo fossimo un poco più strutturati saremmo davvero la perfezione.
Una grande impronta professionale l’ho avuta da Four Seasons e The Ritz Carlton con cui ho fatto più aperture che non gestioni, ho imparato molto da luoghi più complicati da gestire come per esempio i Caraibi. Sono tornato in Italia perché qui si vive bene e si mangia bene malgrado la burocrazia! (ride)
Ho tre figlie che sono americane e volevo che crescessero e imparassero la nostra cultura italiana, grande valore che ti permette poi ti spiccare il volo ovunque nel mondo.
La tua sensazione appena arrivato qui?
Conoscevo la zona poiché io e mia moglie (che è americana) ci siamo sposati alle Cinque Terre, ma un conto è vedere quest’aera da turista e un conto è essere davvero qui.
Se devo dirti l’aggettivo esclamato al mio arrivo, beh… “Splendido!”
Lo Splendido non è solo un hotel, ma una vera e propria destinazione. Come ti piacerebbe rafforzare questo concetto?
Bisognerebbe educare l’ospite facendogli capire che oltre lo Splendido c’è dell’altro, per esempio un bellissimo parco con attività che ci sono e che magari i clienti non sanno, fare apprezzare il territorio rafforzandone l’economia.
Dobbiamo lavorare molto con i Repeat-Guests per immergerli nel territorio e farlo apprezzare ancora di più attraverso esperienze genuine e autentiche.
Lo Splendido è sofisticato, dobbiamo rafforzare il concetto del luogo in cui si trova.
Cosa vorresti trasmettere, di tuo, all’hotel?
Vorrei concentrarmi in due direzioni, quella del Personale e quella degli Ospiti.
Per la prima, io credo molto nel delegare e nel fare crescere le persone in un ambiente in cui possano lavorare bene. Il mio motto è Happy Employees Happy Guests! Il risultato di un soggiorno di successo è il risultato di centinaia di incontri che hanno gli ospiti con i dipendenti, che devono venire a lavorare con gioia e passione. Il benessere del personale è una delle mie priorità.
Per quanto riguarda gli Ospiti, non c’è cosa più bella di vederli partire soddisfatti e felici di potere portarsi dietro un ricordo che rimarrà per sempre. Magari vengono una sola volta, ma la porteranno nel cuore per tutto il resto della loro vita.
Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida piuttosto che un’altra?
Una congiuntura di variabili che ha reso il progetto davvero interessante, la fama dell’albergo che è un vero e proprio brand, il momento storico in cui LVMH ha acquistato il gruppo Belmond per un rinnovamento e un riposizionamento.
C’è una importante transizione ed è bello essere sul cavallo che corre per vincere.
Che progetti ci sono per lo Splendido?
L’investimento che viene fatto nel corso dei prossimi quattro anni riposizionerà lo Splendido e lo renderanno uno dei luoghi più belli del mondo, sarà un remodeling che si svolgerà in varie fasi in cui verranno rinnovate tutte le aree della struttura, pur mantenendo naturalmente l’anima dell’hotel, il suo sense of place.
C’è qualcosa che ancora non c’è e che ti piacerebbe attuare?
Credo proprio che alla fine della ristrutturazione ci sarà davvero tutto. Dal punto di vista di esperienze c’è senz’altro qualcosa che si può aggiungere, creandone di nuove che prima non sono state mai fatte… Ci saranno sorprese!
La soddisfazione più grande del tuo lavoro?
Sono un nemico della routine e questo lavoro che ho scelto sicuramente non è una carriera convenzionale, è fatta di tanta dedizione e sacrificio ma mi ha ripagato con la possibilità di essere cittadino del mondo. Ho lavorato in posti meravigliosi imparando culture diverse vivendo tra Caraibi, Hawaii, California, Florida… tutti luoghi non vissuti da turista. Ho conosciuto e toccato migliaia di vite, ne ho apprezzato il lato umano. Ogni giorno c’è una sfida diversa che mi tiene giovane e vivo.
Un consiglio per chi vuole intraprendere la tua carriera?
Ho avuto la fortuna di essere stato mentore per parecchie persone e ho sempre cercato di trasmettere l’entusiasmo per un lavoro che ti deve piacere davvero. La cosa più importante è fare esperienze all’estero per aprire mente e orizzonti e avere tanta voglia di imparare: in Italia si può sempre tornare come ho fatto io.
A me in realtà è successo il contrario: dopo 27 anni in America mi trovo ad avere una visuale più americana, che come ti dicevo prima aiuta e completa l’essenza italiana. Viaggiare aiuta a crescere, immergersi in altre culture è fondamentale: le persone che vivono in posti diversi tendono ad assorbire le cose che funzionano meglio, trasferirle poi sul proprio lavoro diventa davvero un valore aggiunto.Quindi si, di base il consiglio è questo: viaggiate e aprite gli orizzonti.
La differenza e l’unicità la farà poi il rapporto umano: a seguito delle esperienze si diventa ciò che si è.